Società Operaia di Mutuo Soccorso della Valle d'Andorno

Tipologia Ente
La sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso della Valle d'Andorno
La sede della Società Operaia di Mutuo Soccorso della Valle d'Andorno
SOMS Campiglia Cervo (nome alla nascita)

Intestazione di autorità

Intestazione
Società Operaia di Mutuo Soccorso della Valle d'Andorno

Storia istituzionale

Le origini della Società Operaia di Mutuo Soccorso della Valle d’Andorno, con sede a Campiglia Cervo, vanno ricercate a Bardonecchia in Val di Susa, dove nel 1866 tra gli operai addetti alla realizzazione del traforo ferroviario del Fréjus (Moncenisio) nacque la «Società Operaia di Mutuo Soccorso Traforo delle Alpi», tra le cui fila comparivano molti valìt, i quali al termine dei lavori, nel 1871, trasferirono il sodalizio nella propria terra natia mutandole il nome.
 

SOCIETA' OPERAIA DI MUTUO SOCCORSO DELLA VALLE D’ANDORNO

Fondata il 1° febbraio 1871 - estinta

Sede sociale: via Roma, Campiglia Cervo (ultima sede utilizzata)

La storica Società Operaia di Mutuo Soccorso della Valle d’Andorno venne fondata a Bardonecchia, da un gruppo di valligiani che avevano lavorato sul versante italiano del traforo ferroviario del Frejus. Impegnati soprattutto come minatori, muratori e scalpellini, molti lavoratori avevano vissuto l’esperienza mutualistica con la Società Operaia del Traforo delle Alpi, fondata nel 1866. Al termine dei lavori, questo sodalizio si sciolse e i valligiani biellesi rilevarono, per la somma di 100 lire, alcuni oggetti, fra i quali due bandiere, due timbri, libri di contabilità, un quadro con il ritratto dei sei regnanti di Europa. Una bandiera, in seta, venne inviata a Torino, per la modifica della iscrizione.

Alla fine del 1873 la SOMS contava 111 iscritti, che divennero, in progressione, 131 nel 1878, 226 nel 1885, 310 nel 1894, 349 nel 1909. Lo statuto costitutivo richiamava i principi fondanti del mutuo soccorso, specificava diritti e doveri degli iscritti, fissava l’entità della contribuzione sociale, i ruoli e la composizione degli organi amministrativi e delle figure sociali cui era affidato il compito di controllo sugli iscritti.

Particolare rilievo, come spesso si rileva nelle SOMS, venne assegnato al rito della morte, che prevedeva onoranze funebri solenni, con la bandiera sociale, quale attestazione di solidarietà umana e fratellanza da parte degli associati. La Società si distinse nel campo dell’istruzione e della formazione professionale, contribuendo all’elevazione culturale dei soci anche con la creazione di una biblioteca circolante, con libri “adatti all’istruzione dei nostri operai”.

Nel 1882 venne aperto, nella casa comunale che ospitava anche le riunioni della SOMS, un magazzino di previdenza. L’incremento delle vendite portò al successivo affitto di un magazzino più ampio, per lo stoccaggio e la distribuzione delle derrate. Nel 1894 iniziò anche la vendita del pane, prodotto in un forno privato.

Nello stesso anno, l’assemblea dei soci deliberò l’acquisto di un edificio sulla via Maestra, che venne sistemato e successivamente ampliato, realizzando anche un funzionale gioco delle bocce.

Negli anni dal 1909 al 1911, il sodalizio decise di acquistare diversi terreni adiacenti l’edificio di proprietà, da destinare anche all’edificazione di una nuova sede sociale, che venne inaugurata il 3 agosto 1913. Il 20 settembre 1921, in occasione delle celebrazioni per il 50° anniversario di costituzione, venne inaugurata una lapide a ricordo dei soci fondatori, ancora oggi visibile e raffigurante l’ingresso del traforo del Frejus.

Durante la dittatura fascista, e dopo strenua resistenza, nel febbraio 1936, venne imposto lo scioglimento della SOMS e la costituzione della Cooperativa Fascista di Consumo Valle Cervo, che ne incamerò proprietà e attività: in pochi anni un ingente patrimonio morale e finanziario venne dilapidato. Negli anni successivi, sin dal 1945, venne valutato il ritorno alla originaria natura giuridica. Il 15 gennaio 1950, venne approvato il bilancio della Società Anonima Cooperativa di Consumo Valle Cervo e si attuò la trasformazione nella Società di Mutuo Soccorso fra gli Operai della Valle Cervo. Il rifondato sodalizio proseguì l’attività mutualistica nei confronti dei propri soci che cessò solo alla fine degli anni ’50.

Fra la fine degli anni ’70 e l’inizio degli ’80 terminò anche la gestione del circolo, del negozio di generi alimentari e del forno. Il 25 marzo 1989 l’assemblea deliberò la cessione degli immobili di proprietà alla Comunità Montana dell’Alta Valle Cervo, con atto formalizzato l’anno successivo.

Il sodalizio non risulta sia stato ufficialmente sciolto o trasformato in altro ente.

Parte dell’archivio storico e la bandiera storica sono custoditi presso la Casa Museo di Rosazza, mentre altri documenti, suppellettili e arredi sono ancora all’interno dell’edificio.

L’interessamento di un gruppo di ricercatori locali e il tempestivo intervento dell’amministrazione comunale sta consentendo la salvaguardia di questo rilevante patrimonio.
[testo fornito da Piero Vigna]


 

SOCIETA' FEMMINILE DI MUTUO SOCCORSO ED ISTRUZIONE di CAMPIGLIA CERVO

Fondata il 4 giugno 1911 - estinta

La Società femminile di Mutuo Soccorso, costituita sotto il patrocinio di Santa Lucia, venne fondata a Campiglia Cervo con lo scopo di “soccorrere le socie, impotenti al lavoro per malattia o per vecchiaia e di coadiuvare la loro elevazione intellettuale, morale e religiosa, informando ogni suo atto allo spirito della Religione Cattolica”.

La chiara ispirazione religiosa del sodalizio viene ancor più ribadita nell’articolo 3, subito dopo la dichiarazione degli scopi: la Società “professa pieno e sincero ossequio a tutte le Autorità Civili ed Ecclesiastiche che ci reggono, e aderisce alla Direzione Diocesana, stabilita a Biella”. Primo requisito per l’iscrizione al sodalizio è la professione della religione Cattolica, oltre alla buona condotta e all’assenza di malattie croniche.

Lo statuto richiama i principi fondanti del mutuo soccorso, specifica diritti e doveri, fissa l’entità della contribuzione sociale, i ruoli e la composizione degli organi amministrativi e delle figure sociali, con funzioni di controllo.

Così viene normato un momento particolare della vita di una donna lavoratrice: “Lo stato puro e semplice di gravidanza e il parto normale non danno diritto al sussidio, però si accorda una volta tanto alla puerpera, dopo il Battesimo dell’infante, dato il caso di pericolo di morte, una sovvenzione di lire cinque. Se poi dal puerperio facesse seguito qualche altra malattia, questa sarà sussidiata secondo le norme comuni a partire dal dodicesimo giorno dopo il parto”.

La Società, viene spiegato nel dettaglio, “avrà cura dell’istruzione e dell’educazione delle socie. A tale fine, permettendolo il suo stato finanziario, potrà aprire una scuola di cucito e di taglio, farsi promotrice di conferenze, corsi domenicali, intorno a cose pratiche e di attualità, utili sia per il buon governo della casa e della famiglia, sia per la coltura e l’elevazione intellettuale delle socie. Potrà pure, al medesimo scopo, fondare una biblioteca popolare educativa o una società di lettura”. Escludendo “assolutamente” quei libri e quelle pubblicazioni “non rispondenti a sani principi religiosi, morali e civili”. La Società, che nel 1933 riuniva 48 socie, risulta attiva fino al 1935.
[testo fornito da Piero Vigna]

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