Atti di lite tra il parroco di Campiglia Cervo, don Giovanni Pietro Gaja, e il parroco di Piedicavallo, don Matteo Lampo, per l'illegittima sepoltura di un parrocchiano di Campiglia Cervo
Tipologia Documento
Data topica
Campiglia Cervo e Vercelli
Data cronica
- 1714 Gennaio 10 - 1714 Gennaio 23
Numerazione definitiva
- Numero definitivo
- 1167
- Prefisso
- ASPCC
Contenuto
- Alla metà circa di dicembre del 1713, due parrocchiani di Campiglia Cervo erano rimasti "oppressi e suffocati dalla neve sul territorio di Nissima, Diocesi di Agosta Pretoria" (cioè Issime, Valle d'Aosta). I cadaveri vennero estratti e portati privatamente verso le loro case per essere seppelliti. Durante il tragitto il curato di Piedicavallo "si fece lecito di pretendere la mettà dell spesa funeratitia per l'uno, e trattener l'altro con ivi seppellirlo". Accolta la supplica di don Gaja rivolta alla Curia episcopale di Vercelli (rappresentato il parroco dal causidico don Giovanni Agostino Belletti), il vicario generale capitolare can. Giacomo Antonio Cusano intimò la restituzione del cadavere di Giovanni Battista Prario Bazzano e della somma estorta (10 gennaio 1714). La decisione fu comunicata per tramite del nunzio giurato Filippo Mosca Mistura a don Matteo Lampo, incontrato davanti all'oratorio di San Mauro di Gliondini (15 gennaio 1714). Il vero e proprio decreto ingiuntivo è del 23 gennaio 1714. In calce è specificato che il corpo "disumato" del Prario Bazzano fu riconsegnato nelle mani del parroco di Rialmosso, don De Rossi, del cappellano di Campiglia Cervo, don Maciotta, e di Giovanni Battista Mosca Toba e di tale Rosazza per essere portato a Campiglia Cervo per la sepoltura
Note
- Segnatura originale in inchiostro rosso: "N° 309". Segnatura originale in inchiostro nero: "Casella N. 10 d'ordine n. 6". E' probabile che si sia verificato un errore di trascrizione delle carte perché la copia del decreto ingiuntivo della Curia episcopal