Rosazza ai tempi delle cartoline
- dicembre 2020
Contenuto
- di Danilo Craveia
Bollettino della Parrocchia di Rosazza, dicembre 2020
Oggetto di culto per appassionati e collezionisti, trovata originale per vacanzieri nostalgici, colonna portante del turismo d’antan, la cartolina postale illustrata è ormai un fossile iconografico che merita affetto e attenzione. In questo mondo che produce e divora immagini a velocità relativistiche, un pezzo di carta con una fotografia stampata sul fronte che viaggia analogicamente, anzi fisicamente, verso la sua destinazione con tempi diversi da quelli del click è già di per sé qualcosa di straordinario. Un manufatto semplice (ma non banale) che vive una sua vita al di fuori dei ritmi dei social e dell’immediato portando un messaggio quanto meno duplice, cioè quello della cartolina medesima (cioè ciò che raffigura) e quello del mittente. Ma il viaggio delle cartoline, a quanto pare, non è finito una volta raggiunta la meta. Perché, proprio i collezionisti (e oggi il web, a supporto dei collezionisti) restituiscono non una ma molte vite alla stessa cartolina. Dopo il destinatario, si susseguono i possessori, tra aste, scambi, vendite on line ecc. E tutto questo, ormai grazie a Internet, coinvolge tutti, tanto i curiosi quanto gli studiosi, perché questo “flusso” non si interrompe mai. Così le cartoline postali possono svolgere anche la loro funzione di documento iconografico storico spesso molto interessante.Al Centro di Documentazione dell’Alta Valle del Cervo – La Bürsch le potenzialità delle cartoline postali illustrate erano piuttosto chiare, tant’è che si tratta, fin dall’inizio dell’attività del Centro di Documentazione stesso (cominciata ormai quasi due anni fa), di una risorsa documentaria apprezzata e ricercata. Nelle settimane di avvio dei lavori, al Centro di Documentazione è pervenuta – in forma digitale – la ricca collezione di cartoline postali illustrate di proprietà di Gabriella Vanni.
Una collezione notevole, di sicuro valore nell’ottica delle testimonianze inerenti l’Alta Valle del Cervo. Digitalizzate grazie alla generosità di Piera Valeggia e rielaborate da Mariella Valz Gianinet e Elisabetta Botto Poala, quelle immagini sono ormai tutte visibili sul portale del Centro di Documentazione. Raffigurazioni generiche, un po’ anonime a volte, ma in molti casi molto particolari e, soprattutto, testimoni di un “mondo” che non esiste più, quello della vallata tra l’ultimissimo Ottocento e la metà del Novecento.
Uno dei paesi meglio rappresentati nella collezione è quello di Rosazza. E oltre alle già tante cartoline rese disponibili da Gabriella Vanni, altre si sono aggiunte formando un corpus ragguardevole per qualità e quantità. Altri collezionisti, pubblicazioni varie, la rete… In molti hanno contribuito per formare un insieme davvero significativo. Tanto da renderlo presentabile in queste pagine, sperando di suscitare curiosità e di stimolare nuove concessioni, donazioni o prestiti. Naturalmente non è il caso di descrivere, una ad una, tutte le cartoline reperite, ma è questa l’occasione per dare un’occhiata nel complesso, in generale, facendo emergere le caratteristiche di maggior rilievo.
Un conto abbastanza attendibile, considerando che sicuramente ne mancano ancora diverse all’appello, indica al momento circa cento differenti cartoline postali illustrate disponibili per il solo villaggio di Rosazza. Si tratta di un numero considerevole, equamente diviso tra quelle provenienti da Gabriella Vanni e quelle recuperate altrove. Il periodo di riferimento è quello già indicato, ossia tra il 1900 circa e il 1950 circa. Di certo ne esistono di posteriori, ma quelle storicamente più rilevanti riguardano l’epoca più remota.A dire il vero Rosazza non è cambiata molto da allora, se si eccettua il Circolo del Tennis, nato negli anni Venti con la sua fontana e il suo edificio inconfondibili. Nelle vedute più datate, i campi non ci sono ancora, e neppure la palazzina, ma per il resto la chiesa parrocchiale è già quella nuova, il castello è già al suo posto e nulla appare, di primo acchito, tanto diverso.
Ma le diversità ci sono e si trovano nei dettagli. La fontana della valètta era proprio come appare oggi? E lo stabile dell’Albergo Gragliasca? Ed è un bel gioco individuarli, tenuto presente che, sovente, la qualità fotografica delle cartoline è tutt’altro che eccellente, perché lo scopo della loro produzione non era quello della ricerca estetica, ma quello di restituire in maniera accettabile un panorama, uno scorcio, uno singolo particolare in modo che il ricevente fosse favorevolmente colpito dal luogo, fosse indotto ad andarci a sua volta, ma soprattutto che fosse informato di essere nei pensieri dell’inviante.
Le immagini di Rosazza non fanno eccezione, ma ci sono comunque raffigurazioni piuttosto gradevoli. Le prime richiamano anche nomi di fotografi e di editori che solo gli esperti conoscono, ma che all’epoca erano notissimi. Giovanni Varale, Simone Rossetti, Pietro Ariello ed Emilio Gallo, (l’autore dei celebri ritratti della siunera Malvina con la gerla o con la zangola da burro) erano dei virtuosi della macchina fotografica che spesso cedevano i propri negativi a editori come Rinaldo Allara (che aveva chiare origini vallecervine), Luigi Tadini e Giuseppe Testa, per ricordare solo i biellesi, ma senza dimenticare i “forestieri” (come Enrico Genta di Torino-Amburgo-Monaco o la Fotocromo di Milano) che risalivano il Cervo fino a dopo il ponte Concresio in cerca di qualche scatto buono con cui stampare centinaia e centinaia di cartoline pronte a partire per il mondo.
Spesso quei prodotti commerciali sfruttavano a lungo la matrice, variando l’impaginazione o il taglio, aggiungendo colori a volte ingenui, oppure affiancando più immagini per ottenere composizioni altrettanto ingenue (con o senza cornici liberty, con o senza l’immancabile stella alpina), ma con tutta evidenza apprezzate da tanti viaggiatori che, per varie ragioni, si trovavano a passare o a soggiornare a Rosazza. E qualsiasi soggetto, in ultima analisi, andava bene. Animate o meno, solenni o ricavate dalla quotidianità, a volte realizzate in occasione di festeggiamenti o ricorrenze. Rosazza era un bel posto, comunque. E tutto sotto gli occhi del Senatore: anche il suo monumento era un soggetto da cartolina.
Ma le cartoline postali, ogni tanto, si concedevano anche qualche “licenza poetica” (come affiancare Rosazza al ponte della Trinità di Sagliano Micca) che rende il tutto ancora più curioso… E ogni tanto ricordano qualcosa che, dal 3 ottobre 2020, non c’è più, come il ponte delle cave.