Il ristorante albergo Asmara: un po' di Eritrea nella Bürsch [Eco di Biella, 22 luglio 2019]

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22 luglio 2019
La foto del 1886: ecco il primo nucleo dell'Asmara.
La foto del 1886: ecco il primo nucleo dell'Asmara.

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Il ristorante albergo Asmara: un po' di Eritrea nella Bürsch
 
Dal 1886 a oggi, trote del Cervo e cortesia
 
I pranzi dei coscritti e l'idea della pro loco dell'Alta Valle
 
La propaganda del socialista Rigola e le feste del Ventennio
 
Dici Asmara e cosa pensi? La città capitale dell'Eritrea? Sì, ma non è la prima risposta a venire in mente a un biellese medio. Allora si tratta di via Asmara, anonima traversa di via Carso, a due passi dalla stazione ferroviaria di Biella? Forse. Secondo me però, oggi, con il caldo che fa, Asmara significa, più che altro, quell'area del Cervo a monte e a valle del ponte per San Paolo Cervo dove, nei weekend roventi di queste settimane, mezzo Biellese si spiaggia sui sassi e si pediluvia nella sempre più scarsa acqua del torrente. Il toponimo, che rimanda al Corno d'Africa (le temperature non sono così differenti...), si deve all'albergo ristorante che colà presidia il sito e che reca ben visibile quel nome esotico e coloniale che, in apparenza, con la Bürsch non ha niente a che fare. Non so se qualcuno ha già raccontato questa storia (sul sito Internet dell'esercizio si trova qualche breve notizia storica), ma l'Asmara ha un passato che vale la pena di rievocare. Si aggiungerà così una pagina al già corposo volume delle vicende dell'Alta Valle Cervo. E magari qualche bagnante avrà soddisfatta la curiosità di sapere qualcosa sugli stabili che dominano il torrente in quella stretta rocciosa. Diciamo subito che il luogo è strategico e lo è diventato soprattutto da quando, nel 1880-1883, furono costruiti il ponte attuale e la strada carrabile per San Paolo Cervo (vedasi l'articolo sul tema uscito su questo giornale l'11 novembre 2017 con il titolo "La buona inascoltata lezione del grande valìt "Magnanin""). Sulla sponda "sulìa" non sarebbe stato possibile edificare alcunchè, ma su quella "veja" c'era tutto lo spazio per tirar su un bel posto per mangiare un boccone (ovviamente di trota) e per bere un bicchiere di quello buono, prima di inoltrarsi in vallata o di salire a San Paolo Cervo. Qualche anno dopo fu aperto il ristorante. Secondo quanto riportato su www.albergoristoranteasmara.it, i primi piatti furono serviti nel 1886 sotto l'insegna della "Trattoria del Ponte delle Fontane" (una bella fotografia documenta quell'esordio e una data ricavata nel ferro battuto di una grata sopraporta lo conferma). Quello era il nome antico con cui era noto il ponte (il ponte primitivo era stato voluto e finanziato dal parroco di Campiglia Cervo, don Giovanni Battista Furno, alla fine del Seicento) e tale era ancora al tramonto dell'Ottocento. In quella zona era attivo un vetusto mulino, detto anch'esso "delle Fontane" e, in attesa di più precise verifiche, non escluderei che si trovasse in quel punto (ma potrebbe trattarsi dello stabile con tanto di canale ancora visibile due centinaia di metri più a valle). Comunque sia, poco dopo la metà degli anni Ottanta dell'Ottocento, un ristorante accoglieva i turisti e i valligiani. In origine in un unico edificio, quello a sinistra della strada poi, dall'inizio del Novecento, con la particolarità di essere un esercizio dislocato su due stabili distinti, separati dalla strada: a sinistra il ristorante e a destra gli alloggi. Ciò si evince anche da alcune belle fotografie dei primi del secolo scorso, conservate presso la Biblioteca Civica di Biella, nonchè dalle cartoline postali illustrate di quell'epoca. Non è chiaro quando avvenne il cambio di "ragione sociale", ma nel 1905 il richiamo alla lontana Eritrea era già il nome del ristorante. Nel 1889 la conquista di Asmara aveva dato un cospicuo incremento alla italica autostima in cerca di colonie e, contrariamente ad altre località di nefasta memorazione (per esempio Adua), Asmara si prestava a più orgogliosi rimandi e a migliori auspici. Il nome, dunque, era più che azzeccato. Il contesto, in fin dei conti, anche: i valìt erano già dei grandi viaggiatori e se il ristorante (inizialmente senza albergo) si fosse chiamato Buenos Aires o Nuova York non avrebbe sorpreso nessuno. Però Asmara era più patriottico e ha retto bene all'usura del tempo, tant'è che è entrato più che bene nella "mappa mentale" collettiva. A proposito di contesto, è il caso di dire che l'apertura del ristorante al ponte delle Fontane non rappresentava una novità: in valle esistevano già alcuni alberghi e ristoranti di buon livello e parecchie mescite (per non dire piole) per una clientela non esattamente esigente. Ecco allora un rapido sguardo alla situazione prima, durante e dopo l'avvio della trattoria di San Paolo Cervo. Nel 1882, Domenico Vallino, nella sua "Guida per gite alpine", non segnalava alberghi o ristoranti in valle fino a Rosazza, dove si trovavano il Gragliasca (con un eccellente cuoco) e l'Alpino "modesto d'aspetto, ma pulito e ben provvisto" (a dire il vero l'Alpino, gestito da Alfredo Bianco, doveva trovarsi a Campiglia Cervo, oppure si trasferì nel capoluogo negli anni successivi, perchè alla fine del secolo era pubblicizzato proprio a Campiglia Cervo), e poi a Piedicavallo, in cui era già attivo il Mologna, dotato di "camere pulite ed eleganti". Nella "Guida pel villeggiante nel Biellese" (Pertusi e Ratti) del 1892 si cita l'albergo del Monte Bo a Montesinaro, per la precisione al ponte Pinchiolo, e i citati Gragliasca e Mologna. Nessun cenno ad alberghi o ristoranti in San Paolo Cervo (forse in quel periodo era chiuso?), mentre a Campiglia Cervo vi era l'albergo e caffé della Valle d'Andorno di Gioachino Jacazio (poi Ettore Jacazio), "con cavalli e vetture a nolo" (quella era la stazione di posta e fine corsa degli omnibus della tratta da Biella a da lì si partiva, in estate, per raggiungere in carrozza Piedicavallo e San Giovanni d'Andorno, con tappe intermedie). E a San Giovanni c'era ovviamente il ristorante albergo dell'ospizio (all'epoca condotto dai soci Peraldo e Jon Scotta). L'entrata in esercizio della ferrovia (il tronco Biella-Balma delle FEB) non sconvolse più di tanto la situazione, ma facilitò l'accesso alla parte più bassa dell'alta valle, in teoria avvantaggiando un po' gli esercenti di Campiglia Cervo piuttosto che quelli di Rosazza o Piedicavallo, ma è tutto da dimostrare. In sostanza, per tornare all'Asmara, la concorrenza non mancava, ma neppure i clienti potenziali. Tuttavia è probabile che la trattoria del Ponte delle Fontane non abbia avuto il "giro" che meritava e, di conseguenza, è verosimile ritenere che dopo qualche anno dall'apertura sia stata chiusa. Come si è visto le guide del 1892 e nemmeno quelle delle annate appena seguenti la indicavano. Con il nuovo secolo, però, le cose cambiarono. A partire dal nome e, soprattutto, dal proprietario. Fu con tutta probabilità il signor Quinto Botto a entrare in possesso della vecchia trattoria all'inizio del Novecento, forse nel 1904 per essere più precisi. In effetti, su "La Tribuna Biellese" del 21 luglio 1904 si legge un trafiletto di questo tenore: "D’affittare al presente in S. Paolo Cervo al Ponte delle Fontane, casa ad uso cantina con giochi per boccie. Per trattative rivolgersi al Proprietario Maciotta Basilio ivi frazione Mortigliengo". Quello stesso Basilio Maciotta tornerà da protagonista nel volgere di qualche anno e nella famiglia Maciotta, che ancora oggi gestisce l'Asmara, sussiste la memoria secondo cui sia stato uno dei figli di Basilio, Aldo, emigrato in Eritrea nel 1927 a battezzare così il ristorante, ma i documenti smentiscono questa ipotesi, visto che nel 1905 l'Asmara era già l'Asmara (allora Aldo Maciotta aveva solo sette anni). In ogni caso non fu Basilio Maciotta a esercire il locale in quel periodo, bensì il suddetto Quinto Botto. Il Botto aveva già esperienza come albergatore e ristoratore "di montagna". Se l'era fatta al Bocchetto Sessera, di cui gestiva la locanda quasi sicuramente con il fratello (o un parente stretto) di nome Eugenio. Nell'estate del 1905, su "La Tribuna Biellese", apparvero alcuni inserti pubblicitari che reclamizzavano la "rinascita" dell'esercizio di San Paolo Cervo. Il ristorante Asmara, a soli quindici minuti dalla stazione della Balma, era stato "rimesso completamente a nuovo" dal suddetto Quinto Botto e per la "comodità dei villeggianti" aveva "annesso al ristorante un vivaio per trote, specialità del torrente Cervo". In questo specifico settore non fu il primo perché già il precitato Alfredo Bianco, nel suo locale di Campiglia Cervo, aveva installato un vivaio da trote. Primato sul vivaio a parte, all'Asmara, con "prezzi modicissimi", si potevano gustare "scelta cucina, vini nazionali e biellesi". Da notare che la pubblicità non accennava ad alloggi o a camere d'albergo. Esattamente un anno dopo, lo stesso giornale inseriva un altro "box" del medesimo ristorante Asmara nel quale si circostanziava meglio l'offerta disponibile: "cucina pronta a tutte le ore, scelti vini da pasto, bottiglia e Chianti", il detto vivaio e "tutto il conforto moderno per i signori touristi", nonché una "tettoia completamente costrutta a nuovo per stallaggio, vetture e garage". I tempi mutavano: le prime auto salivano nella Bürsch ed era il caso di aggiornarsi. Inoltre i nuovi mezzi di trasporto rendevano le escursioni sempre più rapide e gli avventori avevano fretta di vivere appieno le giornate in montagna trasformando i viaggi in gite. Ragion per cui, a fronte di prezzi sempre "modicissimi", il proprietario "per soddisfare al continuo concorso della spettabile sua clientela ha aumentato il personale di servizio garantendo servizio celere ed inappuntabile". Nasceva un turismo diverso: i giovani soprattutto non amavano più le tavolate interminabili e la lentezza dei pranzi di chi non aveva modo o voglia di macinare chilometri bruciando benzina sulle anguste e polverose strade della vallata, suonando la trombetta del clacson in mezzo alle case delle borgate sino ad allora silenti e tranquille. La modernità si spostava sui motori a scoppio e anche i ristoratori dovevano tenerne conto se non volevano rimanere indietro. Ma l'Asmara ebbe fin da subito anche un'altra vocazione. Sul "Corriere Biellese" del 27 gennaio 1905 si legge quanto segue: "Domenica scorsa 22 corr. ebbe luogo la preannunciata festa elettorale della Valle d’Andorno per la rielezione del deputato socialista di Biella. Malgrado il tempo e la non dolce stagione poco propizi, una sessantina di elettori ed alcune compagne, venuti da Miagliano, Andorno, Sagliano, Quittengo, Sampaolo [sic], Campiglia, Rosazza e Piedicavallo, si trovavano raccolti nel Ristorante Asmara, coll’amato loro deputato, a fraterno pranzo, del quale rimase in tutti un’eccellente impressione tanto per la assoluta cordialità che vi regnò in ogni rapporto e pel sentimento spontaneo e comune di festività politica che fu motivo al convegno quanto per la qualità del servizio del pranzo, pel quale non è vana qui una parola d’elogio al conduttore del Ristorante". Il deputato in questione era naturalmente Rinaldo Rigola, che si era recato in valle per la sua campagna elettorale. Il Botto non nascose mai le sue simpatie per i socialisti, anzi fu uno dei punti di riferimento per i "compagni" dell'alta valle. L'Asmara, almeno fino all'avvento del Fascismo, accolse più di un convivio politico, più di una occasione di incontro tra gli animatori della propaganda "rossa" nella Bürsch. E spesso il proprietario del ristorante si dimostrò prodigo nei confronti dello stesso "Corriere Biellese" con offerte per sostenerne la pubblicazione. Quinto Botto era un ristoratore in gamba e un imprenditore intelligente. Quell'alba di secolo sembrava essere il periodo giusto per ampliare l'attività e fu per questo che al ristorante fu aggiunto l'albergo. Nel 1908 la "Guida commerciale-amministrativa del Biellese" segnalava già che all'Asmara si poteva trovare alloggio, oltre che "aria saluberrima, giuochi delle bocce, eleganti sale e un vasto giardino", in un luogo "indicatissimo per scampagnate". Nel 1911 arrivò anche il telefono. Due anni dopo un improvviso cambio della guardia. Nel luglio del 1913 la stampa locale diede la notizia di come il ristorante Asmara fosse stato "rilevato dal signor Silvio Fontanella, già magazziniere della Cooperativa di Sagliano". Ma la attrattiva del locale non venne meno, soprattutto per gli amanti delle occasioni di festa. E' il caso di quanto avvenuto il 5 ottobre 1913, quando "ebbe luogo nel nostro paese e precisamente all’Albergo Asmara, un pranzo indetto dagli amici del dott. Nino Belli per festeggiare la sua nomina a medico condotto dei paesi di Quittengo e S. Paolo Cervo. Erano presenti più di 50 persone che diedero alla simpatica ed intima festa un carattere, direi quasi, di solennità. Molte furono le adesioni mandate da quelli che per gravi motivi non poterono partecipare e molti furono pure i brindisi pronunciati alle frutta. Al dott. Belli giunga anche da queste colonne la parola di congratulazione per l’affetto di cui ha saputo circondarsi con la sua intelligente ed assidua opera di sanitario". Il dottor Giovanni "Nino" Belli, generoso e sfortunato (morì di spagnola pochi anni dopo), era anche un raffinato poeta. Nel 1923 il Fontanella aveva già lasciato l'Asmara ed era tornato alla ribalta il suddetto Basilio Maciotta. Lo si apprende da una comunicazione a mezzo stampa con cui si davano le istruzioni per le iscrizioni al pranzo dei coscritti del 1867 (cui apparteneva anche Basilio Maciotta, il titolare dell'esercizio). Nel 1924, invece, l'Asmara ospitò l'agape di fine anno delle Scuole Tecniche di Campiglia Cervo dopo la premiazione degli alunni (molti di loro alloggiavano abitualmente proprio all'Asmara) meritevoli per il loro rendimento scolastico. "Terminata la cerimonia, la festa ebbe il suo epilogo al Ristorante Asmara dove soci, insegnanti e simpatizzanti si riunirono in famigliare banchetto, egregiamente servito dal proprietario del Ristorante signor Eugenio Macciotta". Il vecchio Basilio (morirà nel 1941) aveva ceduto il timone al figlio. Durante il Fascismo, il ristorante lungo il Cervo accolse numerose occasioni conviviali finalizzate a raccolta di fondi per opere di beneficenza. Come per la "Festa del Fiore" del 23 giugno 1928. Era l'Associazione Antitubercolare a curare una iniziativa di grande valenza sociale. I soldi dovevano sostenere le cure dei tanti italiani e biellesi affetti dalla TBC. Fu quindi indetta una serata danzante durante la quale promuovere la vendita di fiori il cui ricavato sarebbe stato versato all'associazione. La festa fu allestita "sotto forma di un ballo pubblico che ebbe luogo nel Salone del Ristorante Asmara, auspice l'egregio Commissario Prefettizio di S. Paolo Cervo, con l'entusiastica collaborazione di un Comitato di volenterosi". L'organo fascista cittadino, "Il Popolo Biellese", descrisse in questi termini l'avvenimento: "magnifico l'addobbo, che la stagione propizia permise di fare tutto in verde e con profusione di fiori; superbo l'impianto elettrico che, con centinaia di lampadine multicolori, disposte con genialità e buon gusto, che la Ditta Jacazio Ottavio di Biella aveva generosamente offerto. Le danze, tenute vive da un pubblico eletto, composto da tante graziose signorine della Valle e da giovani distinti accorsi dai paesi circonvicini e da Biella, si protrassero sino a tardi, tra il più sereno buon umore ed il più cordiale affiatamento. Ottimo il servizio di ristorante e di buffet, prestato dal personale del Ristorante Asmara, sceltissima l'orchestra che, infaticabilmente, rese allegra la serata". Furono raccolte più di 500 lire. La sala da ballo diventò uno dei punti di forza del locale, con tanto di "orchestrina" sempre a disposizione durante le serate estive. E dopo l'ultima guerra l'Asmara continuò a essere quell'ameno luogo di ritrovo che ravvivava quel tratto di vallata. E fu teatro di avvenimenti a loro modo memorabili per la storia della Bürsch. Domenica 4 novembre 1951 nel salone del ristorante si riunirono parecchi valìt intenzionati a costituire una pro loco dell'Alta Valle Cervo. Le premesse per l'incontro erano più che serie: "la Valle del Cervo, specialmente la parte più ulta, langue in un abbandono che contrasta con le fiorenti tradizioni del passato. Sta morendo, lentamente, per anemia. Lo spopolamento progressivo depaupera la zona delle migliori energie", ed ecco l'idea della pro loco. Nel 1968 fu inaugurato il nuovo salone, con le linee architettoniche di ispirazione alpestre (vagamente viettiane) tipiche di quegli anni. La storia continua. Ci sono ancora le trote, la cortesia di sempre (grazie alle gentili donne, anime dell'Asmara di oggi, per la disponibilità e, in particolare, a madame Annie per la sua memoria e i suoi racconti) e quella vista sul Cervo unica e speciale, sotto quel nome che rende coloniale ed esotica la Bürsch.

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