"Acquisto giudiziale dei beni del signor Giovanni Battista Baruzzi dalli infante Pietro, e Giovanni Battista fratelli Zedda di lire 990"

Tipologia Documento
Data cronica
9 agosto 1774

Numerazione provvisoria

N. provvisorio
689

Contenuto

I beni oggetti della vendita giudiziaria (pubblico incanto) erano costituiti da pezze di terreno di varia coltura e da cascinali alpestri situati sul territorio di Campiglia (descritti minutamente negli atti). La vendita si era resa necessaria per estinguere i debiti contratti in vita dal defunto Giovanni fu Pietro Zedda originario di Campiglia, frazione Piaro, e residente a Milano "in qualità di capo mastro muratore", padre dei due infanti Pietro e Giovanni Battista Zedda e marito di Giuseppa Montrasi nominata tutrice dei bambini. L'atto di vendita fu redatto nel tribunale di Campiglia Cervo di fronte al giudice ordinario Giovanni Lorenzo Beccara di San Paolo Cervo podestà del luogo per conto del marchese di Andorno. Giovanni Zedda aveva contratto diversi debiti verso Giovanni Battista Baruzzi di Sassaia, frazione di Quittengo. Uno di questi, di 400 lire imperiali ("di tanti buoni zecchini gigliati" al tasso del 4% annuo), per un prestito fatto dal Baruzzi alla fu Antonia Biglia prima moglie del defunto Zedda (19 febbraio 1764) all'epoca residente col marito a Milano nella parrocchia di San Vittore al Teatro. Un altro di più di 585 lire per un altro prestito del predetto Baruzzi (25 giugno 1773). Un ulteriore debito, sempre dello Zedda verso il Baruzzi, riguardava 659 lire di Piemonte che Giovanni Battista Baruzzi aveva ritirato per conto del sacerdote don Amedeo Gaya di Quittengo dal Banco di Sant'Ambrogio di Milano. Detto denaro derivava da un legato del fu Antonio Lampi Rava per 300 messe annue celebrate da don Gaya tra il 1768 e la prima parte del 1774. Le elemosine raccolte (1.200 lire) erano state depositate sul Banco di Sant'Ambrogio. Il Baruzzi aveva ritirato la somma e l'aveva prestata allo Zedda in data 7 marzo 1774. Il Baruzzi era intenzionato a rientrare del suo credito agendo contro gli eredi, la vedova tutrice (tutti residenti a Milano). Il tribunale di Campiglia nominò procuratore dei citati eredi Zedda il consigliere comunale Benedetto Magnano. La vendita giudiziale (autorizzata anche col supporto di numerose testimonianze di persone informate della situazione finanziaria del defunto Zedda e dai suoi parenti più prossimi, Pietro Giuseppe fu Bernardo Jacazio e Pietro Lorenzo Allara) avvenne il 17 luglio 1774 dopo che "mobili ed effetti" erano già stati alienati. L'inventario dei beni in vendita fu compilato il 14 giugno 1774. L'unica offerta per l'acquisto pervenne dal Baruzzi che offrì 990 lire da cui sarebbero state scontate le somme a lui dovute. Tra gli immobili venduti (in tutto 24) figuravano: sei canepali, un orto confinante con l'oratorio di Sant'Antonio di Piaro, un prato all'Orio di Piaro in una zona detta l'Arbo del Borgno, un cascinale con fienile situato a Piaro confinante con la strada vicinale e un'altra cascina situata alla Sella. La vendita giudiziaria entra a far parte dell'eredità di don Gaya perché le 659 lire dell'ultimo prestito, quelle prelevate dal Baruzzi al Banco di Sant'Ambrogio, non erano state restituite a don Gaya e, di conseguenza, San Giovanni risultava essere creditore di Giovanni Battista Baruzzi

Segnature

Segnatura
PAT 018
Note
1 fascicolo

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Vedi fascicolo PAT 023