Atti di lite tra gli eredi del notaio Bernardo Iacazio e l'Oratorio dei SS. Fabiano e Sebastiano di Forgnengo
Tipologia Documento
Data cronica
- 5 gennaio 1730 - 13 novembre 1731
Numerazione provvisoria
- N. provvisorio
- 204
Numerazione definitiva
- Numero definitivo
- 75
- Prefisso
- OdF
Contenuto
- Giovanni Battista Iacazio era morto verso il 1715 lasciando come erede suo universale il figlio Antonio. Quest'ultimo aveva "fatto cessione e rinoncia à favor dell'Horatorio de santi Fabiano, e Sebastiano" con uno strumento datato 2 novembre 1720 (redatto in latino nel luogo di Vidardo, Diocesi di Lodi, ove Antonio Iacazio viveva). Giovanni Battista Iacazio a sua volta già viveva a Vidardo, ma frequentava abitualmente anche Milano. Giovanni Battista Iacazio possedeva a Forgnengo metà di una casa e diversi appezzamenti di terreno. Passati al figlio, quest'ultimo li aveva ceduti all'Oratorio nel 1720. Ma la casa (ovvero la metà della casa prima citata) era stata occupata dai fratelli Giovanni Battista e Giuseppe Iacazio, figli del notaio Bernardo. Questi ultimi avevano alzato sensibilmente lo stabile. Ma la loro risultava un'occupazione indebita. Nel 1699, un fratello del defunto Giovanni Battista Iacazio fu Battista, Antonio, aveva venduto al notaio Bernardo Iacazio la metà di casa di sua proprietà. Poi i figli del notaio si erano appropriati anche dell'altra porzione, che però era di spettanza dell'Antonio Iacazio residente a Vidardo. Avendone fatto quest'ultimo cessione e donazione (insieme ai terreni) all'Oratorio, si creava una situazione problematica.
Giuseppe Iacazio era morto nel 1728 circa e suo fratello Giovanni Battista (rappresentato dal causidico Francesco Maria Lanza) era stato chiamato in causa per la restituzione degli immobili al legittimo proprietario, cioè l'Oratorio (nelle persone dei suoi ministri Guglielmo fu Giorgio Allara e Guglielmo fu Pietro Allara, rappresentati dal causidico Francesco Oberto).
Il Giovanni Battista Iacazio morto a Vidardo aveva tenuto per una quindicina di anni quei beni, ma non erano suoi: in qualche modo li gestiva e poi, trasferitosi nel Lodigiano, aveva detto al fratello Antonio (che nel 1730 aveva 67 anni) di occuparsene. E così aveva fatto, anche quando, nel 1715, l'emigrato era deceduto. Poi i due figli del notaio Bernardo Iacazio si erano "intrusi" e a quel punto "ricusavano la remissione" all'Oratorio. I vari Iacazio erano tutti parenti, anzi cugini. Bernardo (notaio) era il fratello di Battista (padre di Giovanni Battista e Antonio) e di Giuseppe. È probabile che la situazione si era creata per un "vuoto genealogico" (in calce alla filza è presente un albero genealogico) dovuto alla nascita di due figlie femmine dal sopracitato Giuseppe.
La sentenza in appello del prefetto della Città e della Provincia di Biella, Mauro Antonio De Castellamonte Lessolo, dopo quella del 1729 pronunciata a Campiglia Cervo in primo grado, teneva conto dell'appello di Giovanni Battista Iacazio figlio del notaio Bernardo che opponeva le sue ragioni citando documenti di famiglia risalenti almeno al 1672 che gli consentivano l'occupazione della metà della casa in piena ragione legale (senza contare che erano state apportate alcune migliorie edilizie). Di fatto la causa non era chiusa e sarebbe proceduta in altra sede.
Consistenza rilevata
- Tipologia
- filza/e
- Quantità
- 1
Stato di conservazione
- Stato
- buono
Modalità di scrittura
- manoscritta
Note
- Vedi schede OdF 74, OdF 76, OdF 77 e OdF 78.