Una doppia mostra per ricordare i valìt del Fréjus

Tipologia Documento
Data cronica
ottobre 2021
Un momento dell’inaugurazione della mostra a Campiglia Cervo.
Un momento dell’inaugurazione della mostra a Campiglia Cervo.

Contenuto

di Danilo Craveia
La Voce di San Giovanni, Bollettino di San Giovanni


Il 3 luglio 2021 è stata inaugurata la mostra dedicata al 150° anniversario dell’apertura del traforo del Fréjus. In realtà la ricorrenza è stata onorata con un doppio allestimento organizzato dal Centro di Documentazione dell’Alta Valle del Cervo – La Bürsch, dalla Casa Museo dell'Alta Valle del Cervo e dal Museo della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Campiglia Cervo. In effetti, la mostra è stata realizzata in tre segmenti: quello di San Giovanni d’Andorno, quello di Campiglia Cervo e quello di Rosazza. Quest’ultimo ha riguardato le bellissime immagini messe a disposizione della TELT Tunnel Euralpin Lyon Turin ricavare dalle collezioni private del conte Piero Gondolo della Riva e del professor Marco Albera. I due appassionati collezionisti e ricercatori hanno dato prova della loro competenza in materia illustrando proprio quelle meravigliose xilografie pubblicate ai tempi del cantiere di Bardonecchia-Fourneaux-Modane in un’interessante conferenza tenuta al Circolo di Rosazza proprio il 3 luglio (al Circolo di Rosazza si poi “chiuso il cerchio” con l’ultimo appuntamento. Le quaranta stampe, equamente divise tra la Casa Museo di Rosazza e il Museo della Società Operaia di Mutuo Soccorso di Campiglia Cervo, raffigurano i lavori di scavo del tunnel e i dintorni delle due gallerie in costruzione, tra il 1857 e il 1871 e restituiscono, come indicato dal titolo, l’immagine di un cantiere internazionale. La selezione delle xilografie – curata da Alessandra Montanera - permette di contestualizzare l’attività dei lavoratori vallecervini in quell’ambito di un’opera ciclopica, che ha segnato permesso al treno del progresso di cambiare la storia dell’Europa e del mondo intero.
A San Giovanni d’Andorno, invece, il percorso tematico ha come protagonisti i valligiani che fecero l’impresa.
I cinquanta pannelli raccontano, seguendo vari filoni d’indagine, le ricerche effettuate da Anna Bosazza e Danilo Craveia che hanno riguardato le testimonianze archivistiche e storiche inerenti ai valìt che operarono al Fréjus. La ricerca si è svolta nell’Alta Valle del Cervo, ovviamente, ma anche e soprattutto a Bardonecchia (comune e parrocchia) e, per via telematica, a Fourneaux e Modane. Sono emerse dalle antiche carte tante storie di uomini, donne e bambini che da queste terre sono emigrati per svolgere quel lavoro straordinario, vivendo si piedi della montagna da traforare. Quelle storie sono state ripartite a seconda delle comunità di origine, da Campiglia Cervo a San Paolo Cervo, da Oriomosso (con la famosa squadra fotografata a Bardonecchia nel 1865) a Riabella, da Piedicavallo a Rosazza, evidenziando i fatti salienti di esistenze ordinarie vissute in quella realtà extra ordinarie. A quelle dei valìt sono state affiancate le storie di altri biellesi, più o meno illustri (da Giuseppe Corona a Quintino Sella), e anche di biellesi “adottati”, come l’ingegner Severino Grattoni, uno dei tre “vincitori” del Fréjus che, da giovane laureato, divenne il primo direttore e il primo docente della neonata Scuola Professionale di Biella, tra il 1838 e il 1842. Il percorso tematico è poi completato da una timeline generale sullo sviluppo del cantiere e, soprattutto, da un focus sulla Società Operaia di Mutuo Soccorso della Valle d’Andorno, che fu costituita proprio a Bardonecchia all’inizio del 1871 e che operò lassù per dieci mesi prima di essere trasferita a Campiglia Cervo.
L’esperienza delle mostre sul Fréjus ha svelato una parte importante della storia della Bürsch che, fino ad ora, era nota in maniera non così approfondita e nemmeno in modo così potenzialmente fecondo di ulteriori progressi. In effetti, tanto localmente (il buon esito dell’iniziativa è stato possibile grazie al contributo di tanti che i curatori della mostra ringraziano di tutto cuore) quanto fuori dei confini dell’Alta Valle Cervo, si sono instaurate buone collaborazioni e altrettanto buoni rapporti, per esempio con il Comune di Bardonecchia (la doppia
mostra sarà tra poco itinerante, spostandosi per la stagione invernale proprio a Bardonecchia dove sarà riallestita nel prestigioso Palazzo delle Feste), con l’Accademia delle Scienze di Torino e con la Fondazione Cavour di Santena, dove è stato possibile comunicare gli esiti delle ricerche svolte sul tema. L’argomento Fréjus è anche entrato a buon diritto nella sequenza delle rappresentazioni teatrali di “Bürsch in festival” (29 luglio-10 agosto). E la musica di quell’epoca è stata suonata da Sebastiano Domina nella chiesa del santuario nel suo riuscito concerto del 22 agosto. Ma il discorso sull’epopea dei valìt al Fréjus non è ancora concluso: nuove scoperte si stanno già facendo e l’idea è quella di trasformare i pannelli dei tre allestimenti in un ricco catalogo. Quindi è prevedibile che, su questo fronte, si possano registrare prossime e positive novità.

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