Lavori in corso nell'Archivio Parrocchiale di Campiglia Cervo

Tipologia Documento
Data cronica
2014-2015
Lavori in corso nell'Archivio Parrocchiale di Campiglia Cervo
Lavori in corso nell'Archivio Parrocchiale di Campiglia Cervo

Contenuto

di Anna Bosazza e Danilo Craveia
Comunità Parrocchiale dei Ss. Bernardo e Giuseppe, Bollettino parrocchiale di Campiglia Cervo, 2014-2015


Negli ultimi tempi gli archivi e gli interventi archivistici sono tornati al centro dell'interesse non solo della ristretta cerchia composta da coloro che si occupano di beni culturali, ma anche di altri settori della società e dell'economia. Per ragioni diverse i vecchi papiri richiamano l'attenzione come non accadeva da tempo, anzi forse come mai prima d'ora. Una pubblicità di una nota casa automobilistica proclama che "il futuro è di chi ha un grande passato". Nella maggior parte dei casi, non si tratta tanto di avere un passato "grande", quanto piuttosto di averne uno "normale", ma ben documentato, ben custodito e ben ordinato, ovvero accessibile, comprensibile e trasmissibile.
I giacimenti del passato sono essenzialmente due: la memoria e gli archivi. La prima riguarda gli uomini e le comunità, la seconda le generazioni e la civiltà. Memoria e archivi si intersecano di continuo e reciprocamente si creano e si alimentano. Il rispetto e la salvaguardia della memoria e degli archivi non devono però costituire solo un atto dovuto compiuto per decenza, come andare a trovare un'anziana parente noiosa una volta l'anno. I giacimenti di cui sopra sono accumuli di energia e di propellente da cui trarre identità e idee, esperienze e insegnamenti, consapevolezza e prospettive. La loro buona manutenzione rappresenta una garanzia di continuità tra ieri, oggi e domani.
Questa filosofia un po' spicciola porterebbe lontano. Invece l'intento è quello di restare a Campiglia Cervo dove si sta verificando, nella pratica, quanto enunciato qui sopra sotto forma di teoria. Tra il 2010 e il 2012, l'Archivio Storico del Santuario di San Giovanni d'Andorno è stato oggetto di una campagna archivistica radicale che ha permesso di riordinare e di inventariare tutta la documentazione colà conservata. Durante quella operazione si sono rese evidenti la necessità e la opportunità di proseguire sulla strada che doveva condurre alla riorganizzazione complessiva delle fonti archivistiche più antiche della vallata. L'altro "polo" della storia della Bürsch si trova a Campiglia Cervo ripartita, più o meno equamente, tra il Comune e la Parrocchia. Per quanto riguarda l'archivio del Comune di Campiglia Cervo, il discorso è più complicato, sia per sviluppi storici legati alla separazione da Andorno Micca (la parte più antica, ossia antecedente alla costituzione del comune autonomo nel 1694, è parte integrante dell'archivio di Andorno Micca) sia per motivazioni contingenti (gran parte degli incartamenti si trova depositato presso l'Archivio di Stato di Biella). Al contrario, l'archivio della Parrocchia dei Santi Bernardo e Giuseppe di Campiglia Cervo, che per ovvie ragioni è più affine e contiguo a quello di San Giovanni d'Andorno, è tutto concentrato nella canonica ed è anche più esteso in chiave cronologica perché la nascita della parrocchia precede quella del comune di più di un secolo.
I buoni motivi c'erano quindi tutti per procedere e, grazie al contributo dell'Amministrazione dell'Opera Pia Laicale San Giovanni Battista e alla disponibilità dell'Amministrazione della Parrocchia di Campiglia Cervo, il progetto si é potuto concretizzare e il cantiere avviarsi.
Don Paolo, indicando la possibilità di raccontare in un "pezzo" ciò che si sta facendo nell'archivio, ha offerto a chi scrive la possibilità di riportare per sommi capi lo svolgimento di un compito che, anche per chi è abituato a svolgerne di analoghi per mestiere, risulta essere coinvolgente e, nel caso specifico, appassionante anche perché è notorio che a Campiglia Cervo l'amore per le antiche carte è intenso, competente e diffuso in più di una persona.
Questo "stato avanzamento lavori" è perciò anche una sorta di relazione delle attività svolte in senso cronologico, ossia una specie di diario di bordo dal quale la comunità campigliese potrà avere notizia e ragguaglio su quanto è avvenuto e sta avvenendo alle testimonianze scritte che documentano più di quattro secoli di storia del paese e della valle. Occorre però premettere che, ad oggi, il "semilavorato" riguarda circa il 75% della documentazione e che, sotto il profilo archivistico, si è ancora nella prima fase detta di catalogazione.
Per intravedere il "prodotto finito" bisogna attendere almeno fino all'estate e per la consegna definitiva l'autunno inoltrato. Ma il punto della situazione va fatto ed è, come detto, una buona pratica per informare tutti quanti e per stimolare curiosità e ulteriore interesse.
Il cantiere dell'Archivio Parrocchiale di Campiglia Cervo è stato avviato ufficialmente sabato 7 giugno 2014. In quel primo approccio, accompagnavano chi scrive Davide Calori e Javier Huaman Flores. Di quest'ultimo devono essere tramandati ai posteri i provvidenziali caffè puntualmente preparati ogni sabato da quel giorno a questa parte e che, si confida, non mancheranno in quelli a venire. Come non dovranno difettare, ancora per un po', i ciocchi nella stufa che ha reso vivibile l'ambiente in questi mesi freddi consentendo, pur tra dita gelate e nuvole di fiato, di non perdere il ritmo e di "asciugare" le pergamene e le carte di stracci del Sei-Settecento imbevute dall'umidità del luogo.
La prima attività è stata quella di concentrare nell'ampia sala al piano terreno del cortile interno porticato tutto il materiale archivistico reperito in ogni angolo del vasto stabile. La maggior parte dei documenti si trovava nella stanzetta al primo piano, nello studio del parroco e, soprattutto, nella saletta attigua allo studio ove don Pierino Romano dormiva negli ultimi anni della sua vita. In quel vano era (ed è) ubicato un grande armadio contenente una parte consistente dell'archivio, soprattutto i registri anagrafici e dei sacramenti. Disposto l'intero corpus su un tavolone improvvisato che occupa il centro del salone e sulle panche e poltrone circostanti, tra cassette per la frutta, scaloni di cartone e sacchi di nylon, si è preso atto delle "dimensioni" complessive dell'archivio, ragionevoli, delle condizioni di completezza della documentazione, più che buone, e dello stato di conservazione generale, più che buono. In poche parole, si è in presenza di un archivio parrocchiale non particolarmente antico (fine XVI secolo) e nemmeno troppo grande, ma piuttosto completo e dunque denso e ricco.
A questo livello di analisi è possibile affermare che la storia della parrocchia e della sua gente, pur trattandosi di un territorio esteso e di una popolazione considerevole, è ben attestata e in buona misura ricostruibile, non solo dal punto di vista devozionale e religioso, ma anche in termini socio-economici, culturali ecc. Il che non è poca cosa, visto che altrove non sussiste la stessa situazione virtuosa.
Come da manuale, si è provveduto da isolare e a schedare tutti i libri, registri e volumi, che ammontano ad alcune centinaia. Si tratta dei registri dei battesimi, matrimoni, morti, comunioni e cresime e "stati d'anime" (elenchi dei parrocchiani residenti redatti casa per casa durante le benedizioni pasquali), ma anche libri di contabilità varia, di affiliati alle diverse compagnie e confraternite e di messe celebrate e da celebrare, volumi di verbali di differenti consigli di amministrazione (anticamente si chiamavano "fabriche") e altre decine di quaderni e di taccuini.
In questa primaria suddivisione sono emersi altri "sub-archivi" prodotti da altre entità benefiche attive nell'ambito della giurisdizione della parrocchia, ma svincolati da quest'ultima in senso giuridico e amministrativo: l'istituto "Cristiano Antonio Vanni", l'asilo "Martinazzi" ecc. E, naturalmente, i pochi ma significativi documenti relativi al Santuario di San Giovanni d'Andorno. Ultimata la prima ripartizione per "soggetto produttore" e per "tipologia fisica", e catalogati i libri/registri/volumi verificandone la continuità cronologica, si è via via affrontata la cospicua mole di carte sciolte: fascicoli, fogli, filze ecc. Questa fase è ancora in corso, ma già sin d'ora si possono contare più di mille unità. Alla fine diventeranno non meno di millecinquecento, più probabilmente duemila, così da costituire, con i libri/registri/volumi di cui sopra, un insieme di circa duemilacinquecento elementi complessivi.
Di ogni singola unità archivistica sono rilevati il titolo (se manca in originale o se è poco esplicito, se ne assegna uno attribuito), il luogo d'origine e gli estremi cronologici, la conformazione fisica e lo stato di conservazione (qualche documento ha bisogno di restauri urgenti), la lingua (c'è molto latino, un po' di francese e qualche traccia di inglese e spagnolo) e gli eventuali riferimenti ad altre unità. Ma, soprattutto, per ogni elemento si compila una dettagliata descrizione del contenuto evidenziando le persone coinvolte, i posti indicati (anche quelli più remoti, dall'Algeria al Sud America, visto che i campigliesi hanno lunghi trascorsi da emigranti) e le vicende che hanno dato vita al documento, le implicazioni per la comunità, le eventuali rilevanze (per esempio in relazione a opere d'arte della chiesa) e tutti quegli aspetti che possano essere considerati anche solo curiosi (per esempio segnalando quelle copertine di cartapecora, lacerti di antichi codici miniati del Tre-Quattrocento, riutilizzati per "vestire" i registri del Seicento, come quella novarese del 1344).
Va da sè che solo con l'utilizzo di un adeguato supporto informatico è possibile ottenere questo tipo di risultato. Alla fine, ci sarà un inventario stampato su carta (in duplice formato: sintetico e analitico) e un inventario informatico che faciliti la ricerca, che permetta la replicabilità infinita del modello di stampa e che consenta potenzialmente la pubblicazione dell'inventario stesso sul web così come è stato fatto per San Giovanni d'Andorno che può mostrare i suoi "segreti" archivistici fin dall'altra parte del mondo.
Quest'estate ci sarà probabilmente modo, spazio e tempo per illustrare qualcuno dei molteplici spunti di interesse già scoperti tra tutte quelle pagine ingiallite e rugose. Basta citare le reliquie dei santi di cui si conservano le "autentiche" (una arriva direttamente dall'Ospizio del Gran San Bernardo, ultima dimora del copatrono della parrocchia) o le secolari liti tra il parroco e i suoi valligiani per la riscossione delle decime del formaggio tra il Sei e il Settecento, le cause vertenti per i diritti/doveri circa il recupero dei cadaveri nelle più distanti frazioni, le bizzarre ricette da alchimista di don Fagnola del primo Ottocento, le complicate vicende per la costruzione del cimitero di Maffone o quelle ancor più intricate riguardanti il molino dell'Alto Chioso, per non dire delle donne di Campiglia Cervo abituate, tre secoli addietro, a vestirsi troppo poco per i gusti castigati della società dell'epoca... Allora è il caso di attendere ancora qualche mese e queste storie affascinanti usciranno dai tomi e dai plichi che le hanno ricevute nei tratti di vetusti inchiostri spessi e fragili per (ri)tornare a essere di tutti e per aiutare tutti a immaginare nella stessa valle, negli stessi boschi e tra le stesse case, tante vite vissute dai vàlit e i tanti destini che si sono incrociati sullo sfondo della Bürsch.

 

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