Storia e storie dall'Archivio Parrocchiale di Campiglia Cervo

Tipologia Documento
Data cronica
2015
Storia e storie dall'Archivio Parrocchiale di Campiglia Cervo
Storia e storie dall'Archivio Parrocchiale di Campiglia Cervo

Contenuto

di Anna Bosazza e Danilo Craveia
Comunità Parrocchiale dei Ss. Bernardo e Giuseppe, Bollettino parrocchiale di Campiglia Cervo


L'Archivio Storico della Parrocchia di Campiglia Cervo racconta, più di ogni altro giacimento documentario della vallata, la storia della gente della Bürsch. Negli ultimi quattro secoli, anzi qualcosa di più, la Parrocchia dei Santi Bernardo e Giuseppe è stata, unitamente al santuario di San Giovanni d'Andorno, il principale fulcro della religiosità dei valligiani, ma anche uno dei più dinamici e, allo stesso tempo, solidi tra i protagonisti socio-economici della Valle Cervo.
È possibile scoprire le tracce di questa rilevante attività nelle carte dell'archivio parrocchiale, archivio che è oggetto di un significativo intervento di inventariazione e di riordino che andrà a concludersi nel prossimo inverno (chi scrive è incaricato delle operazioni). Già fin d'ora, però, è proponibile un percorso di scoperta in questo "tesoro" di storia e di storie. Il 13 agosto 2015 sarà l'occasione per "entrare" virtualmente nella documentazione fitta e ben conservata che attesta il passato campigliese e delle comunità circostanti fin dall'ultimo quarto del XVI secolo.
Per chi non avesse idea di ciò che può costituire un archivio parrocchiale, ecco un breve elenco da quale si può evincere la qualità e la quantità delle informazioni reperibili, informazioni che, una volta terminato il lavoro di catalogazione, diventeranno un inventario accessibile attraverso il web e funzionale alla consultazione.
Come dovrebbe avvenire in tutte le parrocchie della Cristianità (purtroppo non sempre questa situazione virtuosa si verifica), anche quella di Campiglia Cervo custodisce le serie pressoché complete dei suoi "quinque libri", ovvero i registri anagrafico-sacramentali previsti dal Concilio di Trento e da successive disposizioni tra il Cinque e il Seicento.
I registri dei sacramenti (battesimi e matrimoni) iniziano nel 1575 (al momento della costituzione della parrocchia, o appena dopo), mentre i morti sono registrati dal 1614 (in verità si tratta del secondo libro di quella tipologia, il che fa pensare che anche i decessi fossero annotati a partire dall'epoca di fondazione o poco dopo. Meno continui, ma ugualmente preziosi, sono i registri delle comunioni e delle cresime, e gli "Stati d'anime", ovvero i libri in cui erano annotati e descritti i nuclei familiari della parrocchia al momento delle benedizioni pasquali.
Il resto dei volumi e delle tantissime carte sciolte (circa duemilacinquecento "pezzi", tra fogli singoli e fascicoli) tramanda l'amministrazione e la contabilità in tutti i loro aspetti (anche per quanto riguarda la costruzione e la manutenzione degli edifici sacri). Si trovano poi notizie sui parroci che si sono susseguiti, la vita delle compagnie e delle confraternite fin dal XVII secolo, così come quella di oratori e chiesette, spesso a partire dagli atti fondativi.
Le carte raccontano poi del cimitero del Maffone dalla metà dell’Ottocento, ma anche di quello precedente attorno alla chiesa (tra il campanile e la strada soprastante). Attestano la presenza di reliquie e di altre manifestazioni del culto, ma soprattutto hanno lasciato ai posteri i segni delle liti, delle molte liti, sorte sovente attorno alla determinazione della giurisdizione del parroco, specialmente per la corresponsione delle decime del formaggio. Ma i valìt sapevano anche andare d'accordo e furono capaci di immaginare, concretizzare e mantenere istituzioni filantropiche come l’Asilo "Martinazzi" e l’Istituto "C. A. Vanni".
Molta documentazione riguarda infine San Giovanni. che, storicamente era parte integrante della parrocchia di Campiglia Cervo con il parroco che era anche il rettore del santuario. Anche in questo caso si tratta di documenti che risalgono al XVII secolo e la loro presenza di fatto integra e completa le carte dell’archivio del santuario (riordinate qualche anno fa).
L'appuntamento di agosto permetterà di fare la conoscenza di questi testimoni polverosi e silenziosi che, però, hanno molto da dire. Le voci dell'archivio saranno quelle di dieci documenti, due per secolo a partire proprio da quel 1575 che vede la costituzione della parrocchia scissa da quella di San Lorenzo di Andorno (a dire il vero una data specifica non è stata individuata, nemmeno dal compianto don Delmo Lebole, ma l'anno indicato è abbastanza verisimile proprio in ragione dell'inizio delle registrazioni dei sacramenti impartiti). Come si chiamava il primo campigliese registrato nel libro dei battezzati? E la prima coppia a sposarsi? 
Da questi registri e dai tanti testamenti destinati a perpetuare una memoria di fede e di amore per la terra natia si apprende che i valìt sono stati emigranti da sempre, fin dal Seicento, quando Pietro Lampo, definito “magister”, ossia mastro (da muro), dettava le sue ultime volontà in Milano (1° settembre 1631) dove dimorava e lavorava.
Che anno felice quel 1631! Liberi dalla peste del Manzoni... Ma con i conti da saldare con i monatti della valle...
La documentazione offre sguardi molto generali, ma anche visuali molto ristrette, su dettagli minimi ma interessanti, che consentono di prendere coscienza precisamente di quella che è stata l'esistenza quotidiana da queste parti.
Gli esempi si sprecano: dall’abitudine delle donne di Campiglia di essere un po’ troppo disinvolte nell’abbigliamento, tanto da portare il prevosto a lagnarsene con Sua Eccellenza il vescovo di Vercelli (fino al 1772 la Diocesi di Biella non esisteva), alla annosa vertenza per i paracarri parrocchiali e per il mulino americano da impiantarsi nell'Alto Chioso, questione che tenne banco a lungo negli anni Settanta dell'Ottocento.
E se i vivi davano grattacapi ai parroci (e viceversa...) erano spesso i morti a creare i problemi maggiori. Il recupero dei cadaveri nelle località più alte e disagiate per condurli a Campiglia per la degna sepoltura nella chiesa, o appena fuori, fu uno dei più insuperabili motivi del contendere, per secoli. Senza contare che i poveri defunti potevano diventare ragione di disputa: ne sanno qualcosa le buonanime di don Giovanni Pietro Gaja, priore e vicario foraneo di Campiglia Cervo, e il parroco di Piedicavallo, don Matteo Lampo, che all'inizio del 1714 si disputarono una sepoltura e una "tassa di passaggio". Per non parlare del cavallante Mosca Zonca che, di ritorno dal forte di Exilles nel 1757, che ebbe la malaugurata idea di mancare ai vivi in quel di Andorno, a due passi da casa, suscitando un vespaio. Un altro Mosca, questa volta Gianel e di fede protestante, provocò più scandalo da morto che da vivo in quell'estate del 1868, con tanto di Maffone "profanato" e interdetto, guardie in casa canonica, sindaco e prevosto ai ferri cortissimi.
Lasciamo un po' di suspense, così per sapere come iniziano e come finiscono queste e tante altre vicende, i curiosi dovranno venire a Campiglia, nel bel cortile interno della casa canonica.
La serata del 13 agosto sarà anche il momento per coinvolgere la comunità sul "destino" dell'archivio stesso e della preziosa biblioteca custodita nella casa parrocchiale. Entrambi i patrimoni culturali attendono una sistemazione degna e una consapevole azione di valorizzazione.

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