Appunti sulle antiche scuole della Bürsch: Rialmosso
Contenuto
- La relazione è stata elaborata da Danilo Craveia e presentata da Monica Fantone.
Si fa risalire l’origine della scuola della borgata di Rialmosso al 1850, cioè al testamento del parroco, don Giovanni Lorenzo Vanni, dettato il 10 febbraio di quell’anno al notaio Corte di Andorno. Trattandosi di un testamento, affinché diventasse esecutivo, occorreva che sopravvenisse la morte del testatore quindi l’insegnamento elementare a Rialmosso non può essere iniziato in quel momento, bensì all’epoca del decesso di don Vanni.
Purtroppo, però, non passò molto tempo tra il testamento e la morte.
Il 21 febbraio, cioè undici giorni dopo aver trasmesso le sue ultime volontà al notaio, il parroco di Rialmosso passò da questa a miglior vita.
Nel suo testamento dispose che due quinti di un credito di cinquemila lire che il parroco aveva verso il medico dottor Paolo Baruzzi di Campiglia Cervo andassero a costituire il fondo per istituire la scuola “per i figli del distretto di questa parrocchia”.
Don Giovanni Lorenzo Vanni era nato a Campiglia Cervo nel 1787, quindi morì a 63 anni. Teneva ufficialmente la parrocchia dei santi Filippo e Giacomo dal 1844, anche se era dal 1832 che la amministrava dopo la partenza di don Tomati. In buona sostanza, don Vanni, che già di suo era un valèt, ha avuto modo, in quei diciotto anni, di conoscere bene la sua parrocchia e i suoi parrocchiani. Nel 1846 fu testimone degli eventi prodigiosi che si verificarono in quell’annata, caratterizzata da un caldo primaverile ed estivo eccezionale.
È ricordato come un benefattore. Il ritratto che ne tramanda la figura reca la scritta: “La congrua lo dica, la nuova strada, i fanciulli lo dicano dove sono i miei tesori”. La parrocchia di Rialmosso si era impegnata a costruire la strada per raggiungere il fondovalle. La lapide della sacrestia lo ricorda come “amico dei poveri e dell’istruzione”. I bambini e l’istruzione, dunque, sono stati uno dei suoi impegni maggiori.
Col suo testamento volle perciò istituire la scuola primaria, ma prima del 1850 i piccoli rialmossesi non avevano avuto modo di istruirsi?
Probabilmente, come avveniva in tutte le altre borgate della Bürsch, il cappellano dell’oratorio o, in questo caso, il parroco, facevano un po’ di scuola. Magari la domenica, dopo o durante il catechismo. Magari in qualche giorno della settimana, specialmente nella brutta stagione, quando i bambini non erano impegnati nei lavori degli alpeggi o in quelli domestici. Verosimilmente si trattava di una scolarità discontinua, legata alla disponibilità dei sacerdoti e a quella economica dei rialmossesi. D’altro canto, nel Seicento, nel Settecento e per buona parte dell’Ottocento, non esisteva la scuola dell’obbligo…
In alcune altre borgate della valle erano già attive delle scuole locali, ma erano distanti e comunque già anguste per i bambini di quelle borgate, ovvero impossibilitate ad accogliere bambini provenienti da altre aree della Bürsch.
Nel 1850 a Rialmosso vivevano circa 350 persone (una settantina di famiglie). Possiamo immaginare che il 15% di quella popolazione era in età scolare elementare (6-10 anni). Che fosse necessaria una scuola che offrisse comodità e continuità era evidente e don Vanni tentò di colmare la lacuna.
Non sappiamo esattamente quando la scuola voluta da don Vanni è entrata effettivamente in funzione.
Ma sappiamo che il suo esempio fu seguito.
Nel 1858, Giacomo Boggio Rantanetto fece testamento. Era il 9 gennaio. Legò un cospicuo lascito in denaro per sostenere la scuola appena nata o nascente. Trecento lire. Ma per il versamento era necessario attendere che il suo erede universale, cioè il nipote Giovanni Boggio Rantanetto, avesse raggiunto la maggiore età. Il testatore lasciò anche cinquanta lire per la chiesetta di San Grato.
Nel 1865, Giovanni Boffa Comina imitò don Vanni e il suo compaesano. Con suo testamento del 15 maggio rogato Vialardi (da notare che sulla “Gazzetta Ufficiale” del 1902 in cui si pubblicata lo stato organico e il decreto di erezione in ente morale, la data è errata, ovvero novembre e non maggio, e il notaio non è indicato come Vialardi ma Ghialarsi…) dispose che la sua abitazione diventasse la sede della scuola. Una lapide lo ricorda.
Lo scritto delle sue ultime volontà recita: “Lega e lascia, dopo cessato l’usufrutto di sua moglie, l’attuale sua casa di abitazione colle adiacenze annesse alla Chiesa Parrocchiale di questa Borgata di Rialmosso per uso della scuola maschile e femminile e per l’alloggio dei maestri, e avanzandosi un locale il medesimo sarà dato in uso a coloro che saranno privi di alloggio di questa borgata, a scelta dell’Amministrazione Parrocchiale”.
Come in tutti gli altri casi, i testamenti, cioè l’approssimarsi della morte, costituiscono la terra fertile da cui nasce generosamente nuova vita. I bambini, che si affacciavano al mondo e alla vita, traevano sostegno dai vecchi, da coloro che il mondo e la vita andavano a lasciare. Si tratta di un ciclo naturale, ma anche virtuoso, fatto di emulazione e di senso di appartenenza.
Nel 1888 fu approvato il primo statuto organico, ma NON della scuola. Quel documento, infatti, è piuttosto singolare perché di tutto parla, tranne che della scuola… Umberto I° approvò con il regio decreto dell’8 aprile 1888 la costituzione di una opera pia “elemosiniera” pure intestata alla memoria di don Giovanni Lorenzo Vanni, ma nulla aveva a che fare con la scuola. Infatti, nel suo testamento del 10 febbraio 1850, il parroco aveva disposto che altri due quinti del credito verso il medico dottor Baruzzi (cioè altre duemila lire) servissero per soccorrere i poveri di Rialmosso. E la volontà testamentaria fu rispettata.
Nel 1902, l’“Istituto Scolastico Don Giovanni Lorenzo Vanni” di Rialmosso fu eretto in ente morale con Regio Decreto di Vittorio Emanuele III dato a San Rossore il 23 ottobre 1902. Controfirmato dal Ministro della Pubblica Istruzione Nunzio Nasi. Quello del 1902 è il primo statuto della scuola.
All’articolo 2 si legge: “l’istituto ha per iscopo d'impartire l'educazione, l'istruzione elementare di grado inferiore ai ragazzi d'ambo i sessi, nella borgata e parrocchia di Rialmosso, frazione del Comune di Quittengo. Le materie d'insegnamento saranno quelle fissate dal programma governativo per le scuole elementari. L'istruzione religiosa sarà sempre impartita nella scuola nell'ultima ora di lezione d'ogni sabato dell'anno scolastico senza obbligo ai padri di famiglia di farvi assistere i loro alunni”. Quindi una scuola per bambini e bambine, con l’ora di religione non obbligatoria. Il che, per un ente di origine parrocchiale, non è cosa irrilevante.
La scuola si sarebbe mantenuta con le 150 lire di rendita annuale derivanti dal lascito di don Vanni, con un’altra rendita annuale di 250 lire derivante dal lascito Boggio e da altri benefattori e, infine, con l’uso della casa di proprietà derivante dal testamento Boffa Comina. E col sussidio del Comune di Quittengo.
Il consiglio di amministrazione era formato dal parroco di Rialmosso, da due membri della “fabbriceria” parrocchiale e da due membri nominati dal Comune di Quittengo.
Dall’articolo 11 si apprende che: “la scuola della fondazione è pubblica e gratuita. L'insegnante dovrà possedere la patente di idoneità all'insegnamento, avrà diritto all'alloggio nella casa dell'istituto gratuitamente e la sua nomina non sarà valida senza l'approvazione del Consiglio scolastico provinciale”.
Uno dei più illustri rialmossesi, il pittore Luigi Boffa Tarlatta (1889-1965), fu alunno di questa scuola.
Si può ricostruire la storia di questa scuola, come quella di altre borgate della valle, seguendo il succedersi delle generose offerte pervenute negli anni.
La lista, per quanto riguarda Rialmosso, è piuttosto lunga, soprattutto per il primo mezzo secolo di vita dell’istituto.
Si può aprire l’elenco segnalando il cavalier Carlo Guelpa, scomparso il 7 febbraio 1879. Nativo di Quittengo, capitano del Genio in ritiro, fu per molti anni sindaco del suo paese. Morì mentre era in carica. Fu un grande filantropo, tanto da essere paragonato a Federico Rosazza. Il suo necrologio recita: “Amò sopratutto dare opera allo incremento ed alla diffusione tra quei valligiani del bene dell’istruzione: ed a lui è dovuto se all’istituto scolastico dell’Ospizio di S. Giovanni vennero aggiunte la terza e la quarta classe, e se la borgata di Rialmosso, frazione di Quittengo, potè conservare la propria scuola anche mercè una cospicua e particolare elargizione per più anni concessa da questo generoso benefattore”.
Nel 1914 furono eseguiti lavori di straordinaria manutenzione sul fabbricato della scuola. Arrivarono offerte generose da molti rialmossesi, dal Comune di Quittengo, dalla Società di Mutuo Soccorso di Campiglia Cervo e un ingente lascito (mille lire) da parte di Pietro Boffa Comina. L’intervento fu progettato e diretto gratuitamente da Carlo Boggio Carocca, indicato dal parroco, don Liborio Magnani, come un “valente perito costruttore”.
A seguito della celebre Riforma Gentile del 1923, la scuola (privata) di Rialmosso fu riconosciuta, nel 1925, come “sussidiata”, ossia sostenuta anche dallo Stato. I contributi dello Stato in epoca fascista erano irrisori per le scuole come quella rialmossese (per lo più cercavano di integrare lo stipendio degli insegnanti), ma era sempre meglio di niente…
La Riforma Gentile prevedeva che l'istruzione elementare si dovesse distingue in tre gradi: preparatorio (cioè i tre anni di scuola materna), inferiore (1a-3a), e superiore (4a -5a). Questa era la situazione allora.
Nel 1930 il Circolo Ricreativo Rialmossese fece dono all’“Istituto Scolastico Don Giovanni Lorenzo Vanni” di una cartella di rendita di “Titoli del Littorio” del valore nominale di mille lire (al 3,5% di interesse annuo).
Nello stesso 1930 mancò ai vivi il parroco don Liborio Magnani. Anche lui è ricordato come un benefattore della scuola di Rialmosso. Il suo posto fu preso da don Agostino Mersi, il sacerdote insegnante e poeta che molti conoscono per i suoi versi scritti in Valle Cervo e dedicati alla Valle Cervo. Don Mersi rimase a Rialmosso per tre anni, fino al 1933.
Negli anni Trenta si conta almeno una dozzina di offerte più o meno consistenti, a dimostrazione dell’attaccamento dei rialmossessi (anche quando si trovavano lontano dalla Bürsch) alla loro piccola scuola.
Nel gennaio del 1954, la scuola di Rialmosso fu parzialmente “statizzata” (oggi diremmo statalizzata). Fu l’onorevole Giuseppe Pella a interessarsi della questione e, grazie al suo intervento, all’“Istituto Scolastico Don Giovanni Lorenzo Vanni” pervenne un contributo straordinario di 80.000 lire. Detta somma sgravava il Comune di Quittengo del suo obbligo di sussidio, mentre la porzione privata del sostentamento della scuola rimaneva in essere.
Nel 1961, alle lezioni della maestra Clarice Boffa Bignolin (appena entrata in servizio), assistevano solo due alunne. Lidia Mazzucchetti, in seconda, e Mirella Piantino, in terza. Quarta e quinta, le bambine, la dovevano frequentare a Campiglia Cervo. Andarono sul giornale, “il Biellese”, con tanto di fotografia. Le lezioni si facevano in una stanza ricavata nello “edificio parrocchiale”, perché il caseggiato lasciato in eredità dal Boffa Comina nel 1865 era già i “stato di abbandono”. Però si teneva duro. Si faceva di tutto per far sì che la vecchia scuola non chiudesse. Il problema più rilevante, tuttavia, era lo spopolamento. Rialmosso, nel 1961, contava 53 famiglie, per 120 abitanti, ma c’erano pochissimi bambini.
Nel 1965 la scuola di Rialmosso era diventata un unicum a livello nazionale e, forse, mondiale. Gli alunni, in questo caso due maschietti, erano Fulvio e Paolo Giavina, di nove e sette anni. E la maestra Clarice era anche la loro mamma… Avrebbero potuto far scuola a casa, ma anche la forma era importante, perciò le lezioni si tenevano in classe, regolarmente. Anche loro finirono sul giornale con tanto di fotografia.
Inevitabilmente la scuola si avviò alla chiusura nel giro di pochi anni. Anche se nel 1971 il Comune di Quittengo deliberò un contributo per sostenere l’attività, la scuola fu definitivamente chiusa nel 1973. I pochi piccoli rialmossesi furono dirottati dapprima a Quittengo, poi chiuse anche quella scuola e finirono a Campiglia Cervo.
L’ente che ne reggeva le sorti da più di un secolo decadde, anche e soprattutto perché era venuto meno lo scopo che lo aveva fatto costituire. Nei primi anni Novanta anche lo stabile Boffa Comina fu ceduto a un privato. La storia della scuola di Rialmosso, dell’“Istituto Scolastico Don Giovanni Lorenzo Vanni” si è concluso così. Restano i ricordi di alcuni ex alunni e della maestra Clarice, e gli appunti di Valerio Boggio che, con Pietro Grosso Nicolin e con gli amici del Circolo… anzi del Nuovo Circolo Ricreativo Rialmossese, ha reso possibile questa serata. Grazie.