Appunti sulle antiche scuole della Bürsch: Rosazza

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La relazione è stata elaborata da Danilo Craveia e presentata da Federica Vanni Fioret.
 

Probabilmente, come avvenne in altre borgate della vallata, anche a Rosazza la scuola, la prima scuola, fu quella dell’oratorio dei SS. Pietro e Giorgio. I cappellani impartivano, con il catechismo, i rudimenti di una istruzione minima che, però, spesso poteva rappresentare la differenza tra la totale ignoranza del leggere, scrivere e far di conto, e la possibilità di affrontare il mondo e la vita con qualche strumento in più. Queste scuole festive si manifestarono a partire dal XVII-XVIII secolo e, quasi sempre, nelle mansioni del cappellano era prevista la funzione di maestro. Il tutto senza garanzia di continuità.

Per quanto riguarda Rosazza, le prime attestazioni certe di un’attività scolastica risalgono all’inizio dell’Ottocento. La scuola per i figli (all’epoca le bambine non studiavano, se non in casi particolari e in famiglie abbienti) era documentata fin dal 1815-1816. Più di due secoli fa, quando Napoleone, pur sconfitto, era ancora vivo a Sant’Elena.

Un documento dell’Archivio Storico del Comune di Rosazza tramanda un elenco di bambini e/o ragazzini che frequentarono la scuola a partire dal 2 novembre del 1815 fino al 15 gennaio 1816. A scuola si andava solo d’inverno, quando non c’erano compiti più importanti da svolgere, con le bestie, nei boschi o in casa.

La lista riporta date e nomi (non sempre comprensibili…), e c’è una curiosità da segnalare: compaiono solo gli stranomi. O erano Mosca o Rosazza, ma gli alunni risultano registrati solo con quelli che, oggi, sono stranomi: Buro, Giambrav, Grolla, Riatel, Sanfin, Turco… Alcuni di quei casati, nel frattempo, sono scomparsi. Il primo si chiamava Angelino. In realtà, accanto a quei nomi, sono indicati i versamenti effettuati, perché la scuola non era gratuita. I genitori pagavano per qualche settimana (al massimo sei mesi: che valevano due lire e mezzo) e sul foglio si parla di sospensioni e di vacanze.

Il maestro di allora, che stranamente era un laico, si chiama Pietro Antonio Mosca Siez. Nel 1828 era ancora al suo posto, coadiuvato da un certo Giovanni Battista Rosazza. La “scuola rustica”, iniziata il 7 gennaio 1828, contava 41 alunni, che avrebbero appreso “lettura e scrittura”. Il tutto sotto l’occhio vigile dell’arciprete don Giacomo Tua, parroco di Rosazza.

Il fatto che, alla scuola dell’oratorio, che nel 1824 divenne parrocchia, potessero accedere solo i maschi, indusse Vitale Rosazza, il padre del celebre Federico, a fondare una scuola femminile. Come accadde in altre borgate, fu un testamento a dar vita all’istituzione. Vitale Rosazza dettò le sue ultime volontà al notaio Ignazio Dionisio il 5 febbraio 1848. Nel testamento, Vitale Rosazza disponeva di utilizzare come sede della nascente scuola la casa che aveva acquistato all’asta, un tempo di proprietà di un certo Rosazza Gra. Lo stabile è quello che sarà poi occupato dalla società di mutuo soccorso. Con altri beni inclusi nel legato (per lo più terreni a prato), il testatore intendeva costituire un beneficio, presieduto dal parroco pro tempore, in grado di mantenere la maestra, che avrebbe goduto anche dell’abitazione annessa al fabbricato.

Il 27 settembre 1848 l’edificio fu effettivamente ceduto alla neonata opera pia.

Curiosamente, però, prima ancora che vi entrassero le “figlie”, nella casa furono ospitati i ragazzini. Probabilmente il parroco aveva necessità di trovare loro, anche solo temporaneamente, un posto per fare un po’ di scuola (tenendo presente che, all’epoca, non esistevano né la chiesa né la canonica attuali, quindi anche la parrocchia doveva avere spazi disponibili piuttosto angusti).

La scuola per le bambine intitolata a Vitale Rosazza entrò in funzione nel 1850. Il primo regolamento interno risale a quell’anno. Una stanza della casa bastava per la maestra e le sue alunne. Un’altra stanza, quella sopra la stalla, sarebbe stata occupata, in affitto, dai bambini. Verosimilmente, i ragazzini rimasero in quella “aula” fino al 1868, quando fu costruita la scuola elementare comunale il cui stabile è tuttora esistente (anche se ha cambiato destinazione d’uso).

Nel 1850 fu aperta una sottoscrizione pubblica a sostegno dell’istituzione. Il lascito di Vitale Rosazza non poteva bastare a farla funzionare. I rosazzesi parteciparono concretamente e la scuola poté aprire i battenti. Le bambine iscritte al primo anno scolastico 1850-1851 erano 44. Maria Norza Fabian di Fabiano, la prima della lista, non avrebbe pagato alcuna tassa d’iscrizione, come previsto dal regolamento per le figlie di famiglie troppo povere. La prima maestra si chiamava Caterina Bussetti. Il suo stipendio annuo valeva 200 lire.

Il 20 novembre 1850 la scuola femminile fu dotata di una stufa franklin.

Nel 1856 furono venduti all’asta tutti i mobili e gli oggetti ancora esistenti nella casa del fu Giovanni Battista Rosazza Gra. In quell’anno arrivò una nuova maestra: Virginia Perattone da Graglia. Anche lei dovette prendersi cura delle piccole rosazzesi non solo nell’orario scolastico, ma anche in occasioni diverse. Il regolamento prevedeva, infatti, che anche per andare a messa la domenica le alunne fossero “inquadrate” e vigilate dalla loro maestra. D’altro canto, si trattava di una scuola privata e di ispirazione religiosa, quindi…

Ma i problemi finanziari dell’istituto “Vitale Rosazza” non erano stati risolti. Perché la scuola rimanesse in funzione servivano maggiori entrate, e costanti. Ecco, quindi, che i figli del fondatore, l’ingegner Pietro e l’avvocato Federico (che all’epoca risiedevano a Genova) decisero di costruire a proprie spese un forno annesso all’edificio della scuola e di sistemare la parte della casa non utilizzata dall’istituto per alloggiare il fornaio. La rendita del forno avrebbe consentito di mantenere adeguatamente la scuola. Ovviamente l’entrata in esercizio del forno avrebbe avuto effetti positivi su tutta la comunità. Il bene fatto bene, come avrebbe sicuramente commentato Don Bosco.

Il 26 agosto 1868 la “Pia scuola delle fanciulle in Rosazza Piedicavallo” fu eretta in corpo morale con Regio Decreto di Vittorio Emanuele II. Un anno più tardi entrò in vigore lo statuto organico.

In occasione del riconoscimento di ente morale, l’arciprete don Paolino Porrino, parroco di Rosazza, scrisse questa memoria intitolata “Filantropia e Beneficenza”: “Il nome della numerosa famiglia Rosazza non è ignoto negli annali della filantropia e della beneficenza, e nelle opere di cristiana e civile virtù, il che dimostra quanto le stia a cuore il benessere intellettuale, civile e morale de’ suoi concittadini e quanto sappia apprezzare i benefici che derivano da un buon sistema di educazione e d’istruzione. Il Signor Vitale Rosazza doveva le acquistate ricchezze all’intelligenza, al lavoro, all’onestà ed alla lealtà di carattere e di azioni. Egli morendo lasciò un’eredità di affetti e di riconoscenza ed un nome onorato. I suoi figli, Avvocato Federico ed Ingegnere Pietro non che tutti gli altri membri di sua famiglia ne battono le onorate tracce, eseguendo non solo le generose intenzioni del benemerito e filantropo lor padre ma promovendo con fatti quanto può tornare di utile e di interesse ai lor compatrioti. Possa l’esempio di questa famiglia trovare molti imitatori.

Rosazza, li 19 settembre 1868”.

Nel 1868, come già accennato, per comprensibili ragioni logistiche, fu aperta la scuola elementare comunale. Scuola aperta, in teoria, ad ambo i sessi. Ma esistendo già una scuola femminile, quella voluta da Vitale Rosazza vent’anni prima, il Comune di Piedicavallo (del quale Rosazza rimase una borgata o frazione fino al 1907) affidava a essa l’istruzione delle bambine in regime di sgravio, ovvero sussidiandola, ma senza ingerirsi nell’amministrazione né nella nomina delle insegnanti.

Nel 1867 si era provveduto a scegliere un sito idoneo per la nuova costruzione. La scelta era in ballottaggio su due aree edificabili, una in regione Campopiano (offerto a buone condizioni da Giovanni Lorenzo Valz Blin) e l’altra in regione Pianazzina (ritenuta più sicura perché più vicina all’acqua del Cervo in caso di incendio). Alla fine, come indicato da Remo Valz Blin, il sito fu quello regalato da Antonio Rosazza Boneitin e dai fratelli eredi del fu Giorgio Rosazza Gat. Alcuni documenti relativi all’avvio del cantiere risultano datati da Bardonecchia, perché in quel periodo non pochi rosazzesi erano colà impegnati nello scavo del traforo del Fréjus. Il progetto fu elaborato dal geometra Agostino Barbera di Biella. Il collaudo della struttura data all’8 maggio 1869.

A titolo di curiosità si segnala che nei primi mesi del 1870 fu attiva, a Rosazza, anche una scuola elementare serale, con tutta probabilità destinata non ai bambini, ma agli adulti desiderosi di alfabetizzarsi o di incrementare un po’ la loro istruzione. Se ne ha traccia di un attestato rilasciato dall'assessore Bernardo Rosazza a favore della maestra Giovanna Cerruti di Locato Superiore per la scuola serale da lei tenuta tra il 1° gennaio ed il 15 marzo del 1870.

Alla morte di Federico Rosazza, avvenuta nel 1899, fu aperto e reso esecutivo il suo ultimo testamento olografo del 1° dicembre 1878, ricevuto dal notaio Maciotta il 9 ottobre 1899. Per la scuola voluta da suo padre, il senatore rosazzese aveva lasciato duemila lire.

I rapporti tra il Comune di Rosazza e la scuola femminile dell’Opera Pia “Istituto Vitale Rosazza” restarono regolati senza particolari formalità fino al 1911 quando il Consiglio Provinciale Scolastico suggerì di adottare una convenzione che strutturasse tali rapporti in maniera più funzionale e più consona alla situazione effettiva delle esigenze didattiche della comunità. Il 14 settembre 1912 si sottoscrisse tale convenzione, con il Comune di Rosazza impegnato a supportare la scuola privata per le bambine. Conclusa la Grande Guerra sorsero, però, alcune divergenze gestionali, per lo più in ragione dello stipendio della maestra. Tra il 1919 e il 1920 la situazione arrivò al punto di non ritorno. L’opera pia non poté sostenere da sola l’onere didattico e la scuola di Vitale Rosazza fu chiusa.

Il Comune di Rosazza divenne l’unico erogatore del servizio scolastico elementare. Nel frattempo, l’opera pia continuò a esistere percependo il canone di locazione del forno (ancora nel 1943 l’Opera Pia “Istituto Vitale Rosazza” accordava in locazione lo stabile con forno alla società di mutuo soccorso di Rosazza, per nove anni, come da convenzione sottoscritta nel 1935) e ricevendo ancora lasciti testamentari, alcuni dei quali assai consistenti (nel 1939 gli eredi del compianto commendator Rosazza Rolla destinarono all’istituto ben 20.000 lire). Dal 1923 l’operatività dello “Istituto Vitale Rosazza” fu indirizzata all’asilo infantile (ma anche alla scuola di cucito delle suore dell’Immacolata d’Ivrea e poi delle rosminiane e al mantenimento di una suora maestra per la quarta e la quinta classe in seno alle scuole comunali).

Nel 1930, per disposizione della superiore autorità, furono soppresse la quarta e la quinta elementare. Per volontà della popolazione, e anche grazie all’intervento dell’Opera Pia “Istituto Vitale Rosazza”, furono immediatamente ripristinate in forma “privata” (come si è appena detto, con una suora maestra). Nel 1935 il commissario prefettizio Ottavio Piazza scriveva al Regio Direttore Didattico Governativo di Andorno Micca evidenziando l’assoluta necessità di mantenere quelle due classi. Le motivazioni erano due: fornire a un bacino demografico rilevante (considerando che tanto Piedicavallo quanto Montesinaro si fermavano alla terza) la possibilità di ultimare le elementari senza dover scendere fino a Campiglia Cervo quando, specialmente in inverno, la viabilità e le condizioni generali della vallata lo sconsigliavano e consentire a quegli stessi studenti di poter accedere alle Scuole Tecniche Professionali di Rosazza senza dover allontanarsi dal paese per due anni, con tutti i vantaggi della comodità e della continuità.

All’inizio del 1966 i bimbi delle elementari di Rosazza parteciparono alla raccolta fondi a favore dell’India, in quello che fu definito “l’anno della grande carestia”. Su “Eco di Biella” del 17 febbraio si legge che avevano racimolato 6.500 lire a favore dei loro coetanei indiani assai meno fortunati di loro.

Le scuole elementari di Rosazza sono chiuse da molti anni (probabilmente dal 1977, quando l’anno scolastico si concluse per l’unico alunno rimasto, che, con la maestra, andava a scuola non nello stabile delle scuole, ma all’ultimo piano del municipio). Solo la scritta sulla facciata rivolta al Cervo ne tramanda il ricordo.

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