Appunti sulle antiche scuole della Bürsch: Montesinaro

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La relazione è stata elaborata da Danilo Craveia e presentata da Andrea Della Fontana.
 

Come per le altre scuole elementari della vallata non è da escludere, anzi è verosimile ritenere che il cappellano prima e il parroco poi (l’oratorio è seicentesco, mentre la parrocchia di San Grato nasce nel 1754) abbia tenuto una scuola per i piccoli di Montesinaro.

Ma nulla di certo, nulla di strutturato fino al 1828, quando con il suo testamento del 28 gennaio di quell’anno, Giovanni Battista Onorato Bullio destinò 200 lire alla Parrocchia di San Grato di Montesinaro (è importante sottolineare che quel denaro fu lasciato alla parrocchia) per l’istituzione di una scuola. Ecco le sue parole di quasi due secoli fa: “Lego alla chiesa parrocchiale di questo luogo e borgata, sotto il titolo di S. Grato, lire duecento, da pagarsi un anno dopo il decesso della moglie, da impiegarsi in fondo fruttifero, il cui prodotto venga convertito per la scuola gratuita da farsi a beneficio dei fanciulli di questa borgata, sotto la immediata e intiera amministrazione del signor parroco, e dei rispettivi ministri della parrocchiale, persuaso il testatore che, in vista del manifesto vantaggio di tale instituzione, verrà da non pochi assecondato”.

I fanciulli erano di ambo i sessi.

Probabilmente le ultime volontà del signor Bullio non furono rispettate immediatamente perché, forse, il suo lascito non era così consistente. Lo dimostra non la seconda importante donazione in morte, quella di Pietro Boggero Prin del 1842, che garantì alla nascente istituzione scolastica altre 300 lire (sempre intestate alla parrocchia) per il pagamento dello stipendio di un maestro o di una maestra. Lo dimostra la terza, quella di Pietro Maria Valz Gris che, con suo testamento 30 settembre 1850, dispose un legato di ben 2000 lire. Quando fu aperto (4 aprile 1852), il dispositivo segreto diceva: “Lego per la scuola da erigersi nella borgata di Montesinaro per l'istruzione elementare maschile e femminile, il capitale di lire duemila nuove di Piemonte, con che l'amministrazione di detta scuola sia composta di persone secolari di detta borgata, e li maestri siano secolari, e coll'obbligo dell'amministrazione predetta di impiegare detto capitale a censo od a mutuo, e convertirne l'annuo provento nello stipendio dei maestri, e coll'obbligo altresì, qualora detta scuola venisse sospesa per mancanza di maestri, o per qualsiasi altra causa, di impiegare i suddetti proventi in aumento di detto capitale”. Dunque, nel 1850 la scuola era ancora da erigersi.

Da notare che il Valz Gris non legò i suoi soldi alla Parrocchia di San Grato, ma alla scuola medesima (ammesso che si dotasse dell’opportuna personalità giuridica). E tale scuola doveva essere laica, gestita da laici e con maestri laici.

Oltre a questi tre, ricordati anche nello statuto dell’ente, furono almeno altri due i lasciti rilevanti: quello di Giovanni Prario Perolin del 1830 e quello di Grato Felice Prario del 1847.

Probabilmente i due lasciti iniziali (più i due appena indicati) non erano sufficienti per attivare la scuola e la Parrocchia di Montesinaro non potè o non volle accollarsi responsabilità di sorta. Il lascito Valz Gris, decisamente più consistente, avrebbe cambiato le cose, ma la scuola non esisteva ancora. In un contesto di rapporti tesi tra Stato (Regno d’Italia) e Chiesa, fu il Comune di Piedicavallo ad assumere l’iniziativa per evitare la dispersione di quei capitali e di quelle rendite.

L’avvio dell’attività scolastica è quindi successivo al 1850. In una data imprecisata successiva a quell’anno, la scuola di Montesinaro cominciò a funzionare. Infatti, per l’anno scolastico 1860/1861 il Regio Provveditori agli Studi, Severino Pozzo, scriveva al Comune di Piedicavallo di essere in attesa delle nomine degli insegnanti. La scuola era quindi in servizio, ma non nella sede attuale. Nel 1869 l’Ispettore Scolastico Provinciale segnalava alla Prefettura di Novara che il locale in cui si tenevano le lezioni era in pessime condizioni, addirittura in pericolo di crollo. Occorreva un altro edificio.

Le indicazioni dell’ispettore furono accolte, anche grazie alle giuste pressioni fatte dal Prefetto di Novara. Tant’è che il 20 aprile 1870, il geometra Agostino Barbera di Biella consegnava un progetto esecutivo per la costruzione di uno stabile destinato ad accogliere la scuola.

Nel 1872 Carlo Valz Ciocca e il capomastro Giovanni Valz Brenta sono impegnati nel cantiere avviato secondo il computo metrico del perito costruttore Cesare Rosazza. Tuttavia, mentre si era in corso d’opera, i capi di casa di Montesinaro chiesero e ottennero che lo stabile in costruzione fosse sopraelevato di un piano, cioè che oltre al piano terreno se ne aggiungesse un altro, come si può vedere tuttora. Il Comune di Piedicavallo nel 1873 (sindaco Ferdinando Valz Gris) autorizzò la sopraelevazione, ma dai documenti d’archivio traspare la volontà precisa dell’autorità comunale di ribadire senza possibilità di fraintendimenti che la scuola di Montesinaro era di proprietà comunale. Per quanto i tre lasciti fondativi fossero altrimenti orientati, il Comune di Piedicavallo non perse l’occasione, già allora, di rimarcare questo aspetto. E dettò alcune condizioni inderogabili che, è facile intuirlo, cominciarono ad andare strette ai montesinaresi.

Nella determina del Consiglio Comunale si esplicita che “il piano in parola dovrà servire esclusivamente a pubblico vantaggio della Borgata Montesinaro, cioè per l’istituzione di scuole promosse dagli abitanti medesimi di questa borgata, oltre quelle comunali già esistenti, per l’istituzione di un asilo infantile, di una biblioteca, pel deposito di oggetti, documenti, carte ecc. inerenti all’interesse della medesima borgata, e per tutte quelle altre instituzioni ed usi che dalli abitanti della Borgata Montesinaro verranno considerati d dichiarati di loro utilità pubblica”. Tutto molto chiaro: le scuole del piano terreno già attive erano comunali. Potevano essercene di private, ma quelle erano del Comune di Piedicavallo. Comune di Piedicavallo che, al di là del tono “democratico” della determina, avrebbe esercitato un controllo diretto su quelle istituzioni e su quegli usi di cui si fa cenno. E “qualora il Comune, per ordine della Superiore Autorità Governativa, debba istituire a beneficio della Borgata Montesinaro, una scuola obbligatoria per legge, oltre quelle già istituite, nella borgata stessa, possa disporre a tale uopo del piano in discorso”.

Le scuole femminili furono aperte per l’anno scolastico 1874-1875. Nel 1875 ancora lavori strutturali progettati dal geometra Giovanni Alessandro Bullio. Il collaudo dello stabile fu effettuato dal geometra Peraldo nel 1876, ma altre opere furono messe in cantiere fino al 1881, sempre in capo al suddetto Valz Brenta. Nel 1875, su disegno del geometra Giovanni Janutolo, furono realizzati i banchi e altre attrezzature (dal falegname Giuseppe Gibello Ros di Piedicavallo).

Nel 1882 il consigliere comunale Grato Bullio di Montesinaro propone al Consiglio Comunale di Piedicavallo di avviare le pratiche per l’erezione in ente morale delle scuole di Montesinaro. Nel frattempo, lo stesso Comune di Piedicavallo, e non la Parrocchia di San Grato, aveva introitato il lascito più cospicuo, quello del Valz Gris da 2000 lire. Primo presidente del costituendo ente morale fu designato il geometra Ferdinando Valz Gris, “prossimiore parente del fondatore”). D’altro canto, l’azione del Comune di Piedicavallo rispetto al legato testamentario era comprensibile: non agendo, quella ingente somma rischiava di andare perduta.

Si mise mano a una bozza di statuto organico. In un articolo (che fu poi eliminato) si prevedeva anche la possibilità di attivare un “corso speciale d’insegnamento di geometria e disegno applicati alle arti”. Detto corso speciale, che aveva come riferimento le scuole tecniche della vallata (Campiglia Cervo e Rosazza), sarebbe stato a pagamento con una “minervale” (tassa d’iscrizione) dedicata.

Nel 1884 la Deputazione Provinciale di Novara e il Consiglio Provinciale Scolastico intervennero sullo statuto con modifiche sostanziali in attesa della sua approvazione.

Nel 1887 gli abitanti della borgata chiedono al Comune di Piedicavallo di poter gestire il denaro dei lasciti destinati alla scuola di Montesinaro e intestati alla Parrocchia di San Grato. Il Comune di Piedicavallo si oppone. Nel 1888 il Consiglio di Stato autorizza il Comune di Piedicavallo a intestarsi i lasciti fondativi per erigere la scuola in ente morale. Si andava creando una situazione di tensione tra Montesinaro e il capoluogo.

Anche perché, nel 1889, il Comune di Piedicavallo intende chiudere le due scuole, quella femminile e quella maschile, e aprire una “mista” con un risparmio generale e sullo stipendio degli insegnanti. Detta iniziativa non viene accolta bene dai montesinaresi.

Il 10 maggio 1891, con Regio Decreto firmato Umberto I°, nasce l’ente morale “Beneficio Scolastico di Montesinaro” con uno statuto di 25 articoli.

Il secondo articolo, tuttavia, esplicita che era il nuovo ente appena costituito ad avere diritto sui lasciti, e non il Comune di Piedicavallo…

Nel 1892, sotto la presidenza di Felice Valz Gris, il “Beneficio Scolastico di Montesinaro” chiede formalmente di poter avere nella sua disponibilità i suddetti lasciti.

La soppressione delle due scuole e la nascita di quella “mista” avviene nel 1894. Il Ministero della Pubblica Istruzione, malgrado l’opposizione del presidente Valz Gris, accoglie il ricorso del sindaco.

La “guerra” tra Montesinaro e Piedicavallo entra nella fase più calda.

Nel 1898 una nuova istanza da parte del “Beneficio Scolastico di Montesinaro” e della Parrocchia di San Grato per la gestione dei lasciti (peraltro sancita dallo statuto) trova un’ulteriore opposizione del sindaco di Piedicavallo. Il Regio Provveditore agli Studi si schiera con i montesinaresi, ma il suo intervento non è risolutivo. Per quanto il Comune di Piedicavallo, tanto nel capoluogo quanto a Rosazza avesse problemi seri di sovrappopolazione scolastica e malgrado quella di Montesinaro fosse l’unica situazione adeguata agli standard ministeriali di allora, il sindaco di Piedicavallo era intenzionato a chiudere la scuola di Montesinaro aggravando ancor di più il carico per le altre due scuole del paese.

Le condizioni scolastiche di Piedicavallo in generale sono ben esposte in un verbale del Consiglio Comunale del 1886. “L’istruzione elementare nel nostro comune, fatte le debite eccezioni, NON corrisponde alle esigenze dalle discipline inaugurate della moderna pedagogia, è questa una verità palesata più di una volta dall’Ispettore Scolastico. Si hanno insegnanti che aggirano il loro metodo d’insegnamento ad uno sterile materialismo disgiunto dall’educazione morale tanto necessaria per dare alla Patria cittadini degni delle libere istituzioni che ci governano. È posto fuor di dubbio che dall’istruzione elementare dipende l’avvenire del cittadino, il benessere della Patria…”, ma a Piedicavallo quell’istruzione elementare era considerata del tutto inadeguata. La colpa era solo degli insegnanti? D’altro canto, l’entrata in vigore della legge Berti, proprio nel 1886, che riguardava il lavoro minorile ma impattava decisamente anche sul mondo della scuola, aveva creato una sorta di “vertenza” tra il Governo e gli insegnanti. Insegnanti che, secondo gli amministratori piedicavallesi, andavano pagati di più per essere motivati di più. Ma davvero la colpa era solo degli insegnanti da motivare? Forse, oltre ai soldi, erano necessari altri accorgimenti, specialmente in una condizione difficile come quella di un insieme di borgate di montagna.

Nel 1905, dopo due anni di azioni mirate, il Comune di Piedicavallo chiude la scuola di Montesinaro. Il “Beneficio Scolastico di Montesinaro” si oppone strenuamente, forte dell’appoggio degli abitanti della borgata (che contava allora più di cinquecento anime, tra abitanti e residenti). Il Consiglio Provinciale Scolastico non avvalora l’agire del sindaco e prende tempo. Nel 1906 il Ministero della Pubblica Istruzione respinge la chiusura della scuola e impone al “Beneficio Scolastico di Montesinaro” di provvedere con le sue rendite al mantenimento della medesima. Quest’ultima affermazione è paradossale, perché il “Beneficio Scolastico di Montesinaro” non chiedeva altro da anni… Ma il denaro (capitali e interessi) erano gestiti dal Comune di Piedicavallo…!

Nel 1910 la scuola “mista” è ancora aperta, ma il più volte citato piano superiore è già adibito ad altro uso (era già la sede del “Circolo Prealpino Montesinarese” fondato nel 1895 e di cui esistono ancora alcuni volumi della biblioteca?). La borgata chiede al Comune di Piedicavallo di modificare lo stabile proprio per quei nuovi impieghi e ottiene risposta affermativa, ma solo a titolo precario e senza ingerenze rispetto ai locali del piano terreno che erano e restavano di esclusiva pertinenza del Comune di Piedicavallo. Nel 1916 ancora una testimonianza di vita. Nel 1921 al piano superiore si tengono abitualmente dei “balli pubblici”.

Nel 1927, considerando che gli alunni d’ambo i sessi sono meno di 15, la scuola di Montesinaro è soppressa per legge. L’ultima maestra, Elda Maggia, è trasferita a Tollegno.

Il “Beneficio Scolastico di Montesinaro” rimane comunque attivo, ma la sua attività viene rivolta all’asilo infantile. Quando nel 1954 i giornali locali parlarono di “statizzazione” della scuola di Montesinaro. Gli articoli della stampa nostrana si riferiscono a una breve reviviscenza della scuola. Nel 1952, forti della presenza di ben 14 bambini, i montesinaresi ottennero dal sindaco di Piedicavallo, cav. Oliviero Prario, la riapertura della scuola della borgata. Fu una parentesi lunga appena un lustro, tanto che terminò nel 1956, ma è opportuno darne conto. Soprattutto perché proviene dalla memoria della gente del luogo che, allora, frequentò quelle tre classi redivive.

Ancora qualche informazione su alunni e insegnanti.

Nel 1875, a San Giovanni d’Andorno, Pietro Valz di Montesinaro fu pubblicamente premiato quale studente particolarmente meritevole non solo per la sua borgata, ma per l’intera alta valle.

Anno scolastico 1874-1875: la maestra Michelina Gaja ha 22 alunne (alcune delle quali hanno tredici o quattordici anni… quando la legge imponeva che dopo i dodici non era più possibile accedere alle scuole elementari).

Nel 1875-1876 la scuola fu affidata al solo maestro Pietro Bullio (la scuola sarebbe rimasta aperta tutto l’anno e non solo per i mesi invernali). Il Comune di Piedicavallo avrebbe assicurato l’alloggio agli insegnanti, ma non trovarono altri docenti. Pietro Bullio fu un decano della scuola di Montesinaro. Nel 1881 percepiva 650 lire l’anno. Solo nel 1891 fu sostituito da Luigi Stramezzi che veniva da Cavallirio.

Per l’anno scolastico 1876-1877, però, arrivò Eugenia Gabutti, che avrebbe insegnato a 39 allieve.

Nel 1879 si dimette la maestra Clementina Gambarova e la montesinarese Marianna Prario, che era in forza a Piedicavallo, chiede e ottiene di essere “avvicinata”. Nel 1885 era ancora in carica a badare a 33 alunne.

Nel 1889 è nominata maestra di ruolo Giustina Ollietti in Mosca, originaria di Aosta, classe 1863. Stipendio annuo 560 lire. Si ammalò e se ne andò alla fine dell’anno scolastico.

Al suo posto fu nominata Annetta Castagno Gallo. Fino al 1890 aveva insegnato nella scuola del capoluogo senza grandi meriti e quella nomina fu interpretata dai montesinaresi, non consultati in merito, come il piazzamento di uno “scarto”. Il rapporto tra la maestra Castagno Gallo e Montesinaro nacque male e crebbe peggio. Alla fine dell’anno scolastico 1893/1894 fu licenziata perché la “pubblica voce” aveva espresso scarsa soddisfazione per i suoi metodi didattici. Al suo posto fu nominata la trentacinquenne Rosa Bullio (in lizza per la nomina c’era anche una certa Teresa Trono di Livorno, probabilmente di fede valdese).

In quel periodo lo stipendio per una maestra di 3a classe rurale era di 700 lire l’anno (con alloggio), mentre una di 2a classe rurale era di 600 lire (sempre con alloggio).

Rosa Bullio era ancora alla cattedra nel 1904, epoca di forti tensioni tra Montesinaro e Piedicavallo, poco prima della soppressione del 1905 poi non ratificata dal Ministero della Pubblica Istruzione.

Durante i suoi 60-70 anni di vita, la scuola di Montesinaro ha subito le condizioni sfavorevoli del rapporto conflittuale tra la borgata e il capoluogo. La borgata di Montesinaro ha sempre dimostrato di avere un forte spirito d’indipendenza e un desiderio altrettanto forte di autonomia. Ne è un esempio la questione del municipio: nel 1902, quando Rosazza manifestava la sua intenzione di diventare un comune a se stante, si immaginavano gli sviluppi futuri dell’assetto territoriale e, nel caso in cui i rosazzesi non avessero ottenuto un loro municipio, si sarebbe trattato di riposizionare quello di Piedicavallo in posizione più centrale rispetto al territorio. La gente di Montesinaro propose con forza che il nuovo municipio fosse ubicato presso il ponte del Pinchiolo…

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