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- La relazione è stata elaborata e presentata da Anna Bosazza.
L’iter burocratico, amministrativo e sociale delle scuole di borgata della Valle del Cervo è similare. Le comunità locali non hanno subito passivamente la nascita e l’organizzazione delle scuole, ne sono state invece parte attiva oltreché fattiva, perché spesso la differenza fra riuscire nel progetto o doverlo rimandare, l’ha fatta un lascito o una donazione e quindi la ferma volontà della popolazione del luogo o, meglio, di un filantropo o una filantropa.
Se volessimo riassumere in breve il cammino “tipo” della scuola di borgata potremmo dire che il primo nucleo scolastico è di tipo religioso. I bambini vengono educati dal sacerdote, di norma il cappellano, nei locali dell’oratorio. L’epoca in cui ciò accade varia da luogo a luogo, ma probabilmente coincide con l’attività dell’oratorio stesso. La scuola di quegli anni probabilmente è per lo più festiva e discontinua. Per esempio, sappiamo che a Forgnengo, quindi a pochi passi da Valmosca, nel 1768 Filippo Gilardi mette a disposizione una casa per il cappellano/maestro, anche se la scuola vera e propria viene istituita solo qualche anno dopo, nel 1775. Nel 1847 viene anche nominato il cappellano/maestro sia per Forgnengo, sia per Valmosca (un certo Ignazio Cerruti da Crocemosso), anche se, da quanto emerge dai documenti consultati, a Valmosca non risulta ancora ufficializzata a quella data una scuola elementare.
È nel secolo XIX, di norma, si manifesta la volontà da parte dei capi di casa o dei filantropi del luogo di richiedere l’erezione in ente morale, avendo cura di dividere la gestione della scuola da quella dell’oratorio.
La fase successiva ha più variabili perché è legata alla storia di ogni borgata. Sicuramente ci sono tratti comuni: la filantropia dei benefattori, la capacità organizzativa degli abitanti, l’attenzione per l’istruzione in una popolazione costretta a emigrare e quindi bisognosa di competenze almeno elementari, il forte desiderio di poter contare su una scuola vicina a casa, viste le strade disagevoli e spesso innevate; oltre a questi, un altro tratto comune è la litigiosità, specie nel periodo di transizione delle scuole verso la gestione autonoma. La documentazione riferisce di molte questioni, spesso di principio, ma più spesso di sostanza, perché legate al diritto o alla gestione di denari. I tratti comuni appena descritti riguardano specificamente le comunità valligiane, ma a questi tratti comuni locali si aggiungono le questioni normative, che ricadono ovviamente su tutto il Regno di Italia appena unificato. È nota la spinta verso la laicizzazione (che aveva visto già una prima e importante fase a inizio Ottocento in epoca napoleonica). Si pensi alle leggi Siccardi e alla successiva demanializzazione dei beni ecclesiastici alla quale la Chiesa tentava di sottrarsi in vari modi (sul fronte culturale, per esempio, i religiosi nascondono i libri delle biblioteche ecclesiastiche per non cederli ai Comuni). Sul fronte istruzione viene promulgata la Legge Casati nel 1859, che introduce l’obbligo scolastico e conferma la volontà dello Stato di farsi carico del diritto-dovere di intervenire in materia scolastica a fianco, ma anche in sostituzione della Chiesa cattolica, che da secoli era stata l'unica ad occuparsene.
Questo per definire il contesto culturale nel quale hanno preso le mosse le azioni che andremo a descrivere specificamente per Valmosca.
Per ricostruirne la storia è stato necessario attingere a tre archivi: quello parrocchiale, quello comunale conservato in Comune a Campiglia Cervo e quello comunale conservato presso l’Archivio di Stato di Biella. I documenti, riuniti virtualmente, permettono di ricomporre la temporalità degli eventi, ma non tutta la storia, sia perché di alcune epoche manca memoria scritta, sia perché della parte didattica non vi è più traccia (neppure nell’archivio della Direzione Didattica del quale si è visto sommariamente l’inventario). I nomi delle maestre si sono ricostruiti dai bilanci e quindi dai pagamenti, degli allievi si sono recuperati solo i nomi di una classe di esaminati del 1898. Il direttore didattico si complimentava per il buon esito degli esami del 30 giugno: Catella Angelo 42/60, Bottallo Pierina 36/60, Mosca Elvira 45/60, Allara Giovanni 50/60, Mosca Elmina 41/60, Mosca Erminia 41/60, Mosca Terenzio 44/60, Mosca Virgilio 43/60, Norza Rita 40/60, Ramella Maggiorino 48/60.
La documentazione più abbondante riguarda i legati e le donazioni, che trovano risconto anche nelle due lapidi murate sopra la porta e in un quadro all’interno della ex aula scolastica, che ricorda le oblazioni degli abitanti in occasione dei lavori di sistemazione dell’edificio del 1909.
Tutti, o quasi, i donatori e testatori specificano sempre con grande precisione che i denari che intendono lasciare alla scuola devono essere utilizzati solo per la scuola, pena la decadenza del beneficio. La prima donazione che ha effetto sulla successiva gestione scolastica è però a favore dell’Oratorio di San Biagio (per le ragioni già spiegate la gestione in principio è mista) ed è il legato di Carlo Mosca Belrosa che nel 1781 lascia varie sue rendite, affinché possa essere celebrata la messa in tutti i giorni festivi. Pone come condizione che, qualora i denari non fossero risultati sufficienti e gli abitanti non fossero riusciti a integrarli, il legato non avrebbe avuto valore e le somme sarebbero state destinate ad altro. Gli abitanti della borgata si ritrovarono alla presenza del notaio Mazzucchetti il 14 febbraio 1785 e decisero di accettare il legato (ottenuta l'approvazione del parroco don Barnaba Tempia e del vescovo Viancini), integrandolo con un versamento annuo di L. 140 grazie a una sottoscrizione volontaria. Stabilirono anche che i beni sarebbero stati amministrati dai due ministri nominati nel giorno di San Biagio e che gli uscenti avrebbero nominato gli entranti, secondo un ordine di tipo topografico delle case della borgata. Presero infine atto del fatto che il cappellano (che sarebbe stato pagato con il medesimo legato e avrebbe dovuto impegnarsi ad abitare a Valmosca) sarebbe stato nominato dagli eredi Mosca Belrosa (parroco e Vescovo avrebbero però dovuto approvarlo). Questo dato, che ora può sembrare ininfluente, avrà invece molto peso successivamente, proprio nella lite più importante avvenuta fra la comunità di Valle Mosche e il parroco don Stupenengo.
Il primo lascito specificamente a favore della scuola è successivo di quasi 100 anni. Risale al 1867 quello di Giovanni Mosca Goretta che lascia lire 1000 (che fruttano una rendita annua di lire 80) a favore della nascita di una scuola, a condizione che quest’ultima venga svincolata dall’oratorio e sia eretta in corpo morale, pena la decadenza del legato stesso. Questo lascito dà l’avvio all’erezione in ente morale e infatti il 18 ottobre del 1868 si tiene la prima riunione dei capi di casa per discutere della possibilità di presentare domanda al Governo. La riunione si tiene nei locali dell’Oratorio, dopo aver convocato i capifamiglia con il suono delle campane. Viene deliberato a favore della conversione dei redditi della cappellania di San Biagio in fondi a favore dell’organizzazione di una scuola nella borgata (in un primo tempo si pensa solo maschile, ma ne verrà istituita una mista. Sono ministri Boggero Bernardo e Rosazza Giovanni). La prima problematica affrontata è la nomina del maestro, visto che il cappellano don Peraldo è stato trasferito dalla Curia a Piedicavallo. In assenza della nomina di un nuovo cappellano munito di patente per l'insegnamento e in assenza della patente da parte del preposto, si rende necessario utilizzare i redditi convertiti a favore della scuola per pagare un maestro laico. Si decide di provvedere annualmente alla nomina per consentire eventualmente alla Curia di provvedere all’incarico di un cappellano con anche funzioni di maestro. Precisano che l’organizzazione di una scuola è fondamentale, perché neve e ghiaccio impediscono ai bambini di raggiungere Campiglia. La casa annessa all'oratorio si presenta adatta allo scopo. Viene infine nominata una commissione per la nomina del maestro laico. Il 07 aprile 1869 il Comune delibera di erogare annualmente una rendita di Lire 80 a favore della scuola erigenda.
Il 18 luglio 1870 un’altra donazione viene elargita a favore della scuola. Carlo Giuseppe Ramella lascia (testamento rogato Jon Scotta) 1000 lire, il cui reddito annuo sarebbe servito a pagare il maestro elementare. All'articolo sesto veniva precisato che, se l'Oratorio fosse stato soppresso e la scuola non fosse stata eretta a ente morale, i denari si sarebbero dovuti devolvere alla Congregazione di Carità. Quindi i capi di casa decisero che urgeva provvedere. Il donatore aveva espresso il desiderio che la scuola avesse una amministrazione propria (come già aveva fatto Mosca Goretta). Le rendite dell'Oratorio erano però "appena sufficienti" per pagare il maestro. Nulla ostava che fosse il cappellano e sacerdote dell'Oratorio a insegnare ai bambini della borgata. La priorità per gli abitanti era che la scuola fosse attiva, per permettere ai bambini di poter frequentare le elementari senza dover andare a Campiglia, difficilmente raggiungibile in inverno: "Che trattasi di paesi la cui popolazione è costretta ad emigrare per l'esercizio del suo mestiere e d'ordinario i ragazzi giunti all'età di 10 anni o 12 vengono condotti al tirocinio coi loro parenti di modo che egli è prima di giungere a tale età che possono frequentare le scuole e come si premise pericolosissimo sarebbe lo inviare i fanciulli in tale età al capoluogo". Precisano chiaramente che era opportuno che "il reddito dell'Oratorio più che alla festiva messa [fosse] destinato alla scuola elementare, che questa per sovradetti motivi deve essere a quelle preferita".
Il 18 agosto 1872 viene convocata un’altra riunione, sempre con il suono delle campane. Si radunano tutti i capi di casa, 18 in tutto. Dopo il passaggio di consegne dai ministri uscenti (Mosca Giovacchino e Bosazza Bartolomeo) ai ministri entranti (Mosca Giorgio e Mosca Pietro). Era necessario approvare l’idea di presentare domanda al governo per l’erezione a ente morale della scuola: “Ritenuto che la facilitazione dell'istruzione elementare deve essere il pensiero sovrano di ogni amministrazione comunale che voglia cercare e promuovere il vero e il reale vantaggio dei suoi amministrati che forma quello della nazione”. Decidono quindi di versare all'erigendo ente morale le rendite gestite fino a quel momento dall'Oratorio di San Biagio destinate alla scuola e di destinare alla medesima anche la casa e l’orto (la rendita annua disponibile a quel punto è di L. 400, ancora insufficiente a mantenere la scuola). Precisano che casa, orto e locali annessi non sono stati resi al Demanio perché adibiti a scuola e ad abitazione del maestro. Le rendite dell'Oratorio permetteranno di pagare il cappellano/maestro. L'erezione a ente morale, ritengono, favorirà le oblazioni, perché non sempre le donazioni dei benefattori avevano fino a quel momento raggiunto lo scopo per cui erano state elargite. Viene nuovamente sottolineata l'importanza dell'istruzione per chi è costretto a emigrare.
Alla votazione 14 contro 3 con 2 astenuti deliberano quanto segue:
1: erigere la scuola in ente morale con il nome "Scuola della borgata di Valle Mosche" convertendo tutti i fondi già di spettanza dell'Oratorio in cartelle nominative sul debito pubblico dello Stato intestandole al nuovo ente.
2: chiedere approvazione alla autorità competente, avuta la quale provvedere alla nomina di una amministrazione e all'approvazione di uno statuto da approvarsi da parte del Governo. Firma il verbale il segretario Carlo Mosca Belrosa.
Il 10 ottobre del 1874 viene presentata domanda (quindi sette anni dopo il lascito Mosca Goretta che l’aveva posto come vincolante) di erezione in corpo morale per la scuola. La Presidenza del Consiglio Provinciale Scolastico (che approva l'intenzione di erigere la scuola a ente morale) richiede al Comune di Campiglia l'impegno di integrare le rendite già esistenti, in modo da poter arrivare a una somma annua netta di L. 500, sufficiente a pagare il maestro secondo il compenso previsto dalla legge (che aveva imposto un adeguamento di 1/10 rispetto al passato). Viene inoltre formalmente richiesto agli amministratori dell'Oratorio l'elenco delle rendite. Il Comune di Campiglia si impegna ad aggiungere annualmente quanto manca come richiesto dal Consiglio Scolastico Provinciale. I consiglieri comunali considerano che detta somma era quella già versata alla scuola in precedenza; pertanto, le finanze del Comune, con questo versamento, non sarebbero state intaccate ulteriormente. L'erezione a ente morale era invece quanto mai necessaria per dividere la gestione oratorio/scuola e per assecondare la filantropia locale. I ministri dell’Oratorio di San Biagio si dichiarano disposti a cedere le rendite già in precedenza destinate alla scuola, ma fino a quel momento amministrate da loro per un totale di lire 504,94. Si sottolinea come nessun bene dell’Oratorio sia stato demanializzato proprio in virtù del fatto che i locali sono adibiti a uso scolastico.
Finalmente il 25 gennaio 1876 la scuola elementare di Valle Mosche con Regio Decreto n. 1194 viene eretta in corpo morale e viene approvato lo statuto che precisa scopo, mezzi e organizzazione dell’ente scuola, stabilendo che vi saranno 5 persone ad amministrarlo e cioè: un presidente, che sarà sempre il Sindaco del Comune di Campiglia, e 4 capi di casa eletti dal Consiglio Comunale.
L’erezione in corpo morale della scuola salva i locali dell’Oratorio dall’incameramento e permette probabilmente una organizzazione scolastica più efficace, ma apre un primo contenzioso fra i ministri dell’Oratorio (sostenuti dai capi di casa della borgata) e Don Stupenengo. La scissione dei due enti, scuola e oratorio, aveva comportato una certa confusione circa il ruolo del parroco. Non dimentichiamo che il clima culturale e sociale della Bürsch in quegli anni era convintamente anticlericale. La prima questione riguarda la nomina dei ministri dell’Oratorio sulla quale don Stupenengo tenta di ingerire, nominando anche donne, probabilmente a lui più fedeli. Gli abitanti della borgata contestano l’ingerenza, sostenendo che da tempo immemorabile i ministri erano sempre stati scelti da quelli uscenti e solamente “riconosciuti” dal sacerdote nella giornata di San Biagio. A testimonianza di ciò viene citato il legato Mosca Belrosa.
Il 18 giugno 1876 si rende necessario eleggere il primo organo amministrativo della scuola che sarà composto da: Firmino Mosca, Sindaco di Campiglia in qualità di Presidente, Giovanni Mosca Ros, Gioachino Mosca, Giosué Vanni e Carlo Mosca Belrosa. Il 19 luglio dello stesso anno stabiliscono le cariche e Mosca Belrosa viene nominato segretario mentre Filippo Mosca viene incaricato come tesoriere. Giosué Vanni propone il licenziamento del maestro in servizio e propone la nomina di uno nuovo in forza dell'art. 67 della legge Casati, che prevedeva che la nomina del maestro fosse comunicata dai Comuni al Consiglio Scolastico provinciale e la cosa non era stata fatta per il maestro in carica. Mosca Ros sosteneva invece che non ci fossero i tempi necessari per il licenziamento (come previsto dall’articolo 75 della stessa legge) e sottolineava che il maestro si era sempre comportato bene e non meritava tale trattamento, ma essendo in minoranza, viene deliberato il licenziamento.
Il passo successivo è il passaggio delle rendite dell’Oratorio al nuovo ente scuole. Il tesoriere dell’Oratorio è Giovanni Mosca Ros, che alla prima riunione del 2 settembre 1876 non si presenta con la chiave necessaria ad aprire l’armadio della cantoria dell’Oratorio dove le rendite sono custodite. Pietro Maciotta (per il quale si specifica sempre la professione di chirurgo) che ha l’altra chiave, da solo non può dar luogo all’apertura. Il 9 settembre si rincontrano e il signor Mosca Ros di nuovo non si presenta e così i convenuti dichiarano che Mosca Ros amministra da 12 o 15 anni le rendite dell'Oratorio di San Biagio e quindi anche della scuola senza aver avuto legale mandato, senza controllo alcuno e senza garanzia. Suppongono che voglia esimersi dalla consegna e stabiliscono di ricorrere contro di lui legalmente, ma il 17 settembre le chiavi vengono consegnate per mezzo del Presidente (per l'oratorio c'è di nuovo Maciotta, in quanto ministro per l'anno in corso). Il totale delle rendite presenti ammonta a L. 608,94 dai quali sono da detrarre le uscite dovute all’uso promiscuo dei locali (tassa manomorta, imposta fabbricati, manutenzione orologio e campana, acquisto cera e suppellettili) per L. 104, per un totale attivo di L. 504,94. Tutto viene consegnato a Filippo Mosca fu Luigi e Mosca Ros viene sollevato da responsabilità in merito alla gestione della tesoreria del nuovo ente scuole. Pochi giorni dopo si riuniscono nuovamente e per dare miglior indirizzo alla scuola deliberano di licenziare il maestro Romano dandogli una gratifica di L.60 una tantum, così che non abbia più a vantare diritti come maestro della scuola della borgata. Deliberano di incaricare già per l'anno in corso una maestra. Mosca Ros continua a opporsi e insiste perché possa continuare a insegnare il maestro Romano, ma non la spunta e da quel momento diserta le riunioni. Dagli atti successivi risulta che la prima maestra nominata è Teresa Mossotti.
L’anno dopo, (1877) ad aprile approvano 5 istanze:
1. Chiedono di poter ricavare legna nella selva di Forgnengo;
2. Decidono di presentare domanda di sussidio al ministero per poter dare avvio ai lavori edilizi necessari dato che la scuola è mista e la legge ha stabilito l'aumento dello stipendio dei maestri di un decimo (legge 9 luglio 1876).
3. Stabiliscono di convertire le cartelle a favore della scuola.
4. Decidono di affittare l'orto a Marta Rosazza Eusebin per L. 5.
5. Prendono anche atto delle dimissioni della maestra Teresa Mossotti e deliberano di bandire un concorso per una nuova maestra per l'anno successivo.
Ad agosto nominano la maestra Angela Bersano Boratti di Tronzano che ha i necessari titoli. Deliberano di effettuare lavori di ampliamento dei locali al piano terra prima dell'a.s. 77/78 (i lavori risultavano necessari per necessari per avere “più aria” nell’aula essendo la scuola mista) e aprono una sottoscrizione pubblica. Nel frattempo, convertono le cartelle di credito così da avere disponibilità economica.
Le oblazioni volontarie fruttano lire 748,40. L’attivo è di L. 817,95. Il preventivo per i lavori è di 1007,60 L. Vi è un deficit di L.189,65. Giosué Vanni consegna i conti. Elencano i beni acquistati. Giosuè Vanni viene eletto segretario dopo le dimissioni di Mosca Belrosa. I lavori di ampliamento a consuntivo risultano poi costare 1333,52. L’unica possibilità per colmare il debito e saldare gli operai è chiudere la scuola un anno o trovare i fondi. Si delibera di presentare domanda al ministro della Pubblica Istruzione per non dover chiudere la scuola.
La documentazione esistente presenta un buco temporale tra il 1877 e il 1882, anno in cui inizia un complicato secondo contenzioso fra Don Stupenengo e Giovanni Mosca Ros. Il sacerdote intenta una causa ai danni del Mosca Ros, secondo lui, colpevole di non avergli consegnato i libri contabili dell’Oratorio con annesse le rendite. Il tribunale, in un primo tempo, intima a Mosca Ros di rendere i libri dato che era stato tesoriere dell’Oratorio (e quindi della scuola) dal 1868 al 1876. Lo accusa di aver distratto denari e sostanze e chiede di colmare il debito di tasca sua. Viene chiesto un parere all’avv. Luigi Teppa di Torino il quale dichiara che Don Stupenengo non ha titolo per chiedere rendite e libri contabili perché non è presidente dell’Oratorio, dato che quest’ultimo è amministrato dai due ministri (che non devono essere nominati da lui come è consuetudine da molto tempo, mancando tavole fondative di riferimento) e rileva inoltre che il Mosca Ros ha reso libri e rendite alla fine del suo mandato ai capi di casa, come era giusto che fosse.
Mosca Ros, ritenendo di essere stato diffamato a torto, chiede il rimborso delle spese per la causa a Don Stupenengo. Tramite l'avvocato Rondi spiega inoltre che quando, per evitare l'incameramento dei beni dell’Oratorio, si è previsto di destinarli a uso scolastico e si è chiesta l’erezione in ente morale, egli ha restituito le rendite e i denari agli amministratori della scuola e dell'Oratorio. Don Stupenengo sostiene di essere il Presidente dell'Oratorio e chiede la restituzione dei libri dei conti. Gli amministratori deliberano di sostenere il tesoriere Mosca Ros di fronte alla Corte d'Appello di Torino (sono membri dell’amministrazione in quella data: il Sindaco Giovanni Rosazza Battore, Giovanni Mosca Ros, Carlo Mosca Belrosa, Gio Giacomo Maciotta). I capi di casa e i ministri con Mosca Ros si costituiscono contro don Stupenengo chiedendogli i danni e ribadendo che non aveva titolo per fare causa, non essendo lui il presidente dell’Oratorio. Il tribunale dà torto a don Stupenengo e ragione alla borgata.
Dopo tutta questa complicata vicenda nel 1885 Carlo Mosca viene nominato tesoriere della Scuola di Valle Mosche e i denari vengono depositati presso la Banca Mutua popolare della Valle. 10 anni dopo, nel 1895, la banca chiuderà i battenti e i conti della scuola passeranno a Luigi Mosca di Filippo e alla Cassa di Risparmio di Biella.
La documentazione salta un decennio e nel 1894 compare una pubblicazione a stampa intitolata "Relazione della Giunta Comunale di Campiglia Cervo in adempimento all'incarico avuto dal Consiglio Comunale in data 21 aprile 1894" (Amosso 1894). Il tema trattato è la gestione delle scuole di Campiglia, ma viene anche fatto riferimento a una donazione a favore dell’Oratorio di Valmosca. Le tavole di fondazione del 13 luglio 1853 assegnavano al parroco la presidenza della scuola elementare di Campiglia. Cristiano Antonio Vanni aveva destinato a favore della comunità valligiana ben L. 40000: L. 10000 per scuola femminile, L.10000 per scuola maschile, L. 4000 per messa festiva a San Biagio e L. 16000 per i poveri. Il Consiglio comunale sottolinea che tale donazione era stata sottoscritta dal nipote del donatore e da don Stupenengo che non aveva però ricevuto legale autorizzazione per farlo. L'erezione in corpo morale era di 13 anni successiva e nel frattempo la normativa era mutata (come già detto il riferimento è la legge Casati del 13 novembre 1859 e il successivo Regolamento unico pubblica istruzione del 1888) ponendo le scuole sotto la sorveglianza dei Comuni e prevedendo che fossero questi ultimi a organizzarle. Con quella che potremmo definire una forzatura, viene dunque contestato al Parroco il diritto a presiedere l'ente e a nominare i 4 membri dell'Amministrazione. Si tenga anche presente che senza l’intercessione di Don Stupenengo, che aveva preso contatti con il Vanni che non abitava più in Valle Cervo da tempo, il lascito non avrebbe avuto luogo, come ricorda Remo Valz Blin nel volume Memorie dell’Alta Valle del Cervo.
Sulla scorta delle azioni dei campigliesi, gli amministratori dell’Oratorio di San Biagio di Valmosca chiedono di poter amministrare i denari che Cristiano Antonio Vanni aveva lasciato all'oratorio (L.4000) per la messa festiva in sua memoria. Fino a quel momento li aveva amministrati il parroco Don Stupenengo, in virtù della sua presidenza dell'istituto Vanni di Campiglia, ma visto che quest’ultima gli era stata contestata, a loro volta chiedono di poter venire in possesso di quanto ritengono spetti loro.
Il Novecento è un’epoca di grande impegno da parte degli abitanti di Valle Mosche che, avendo a cuore la propria scuola, ne diventano benefattori, in vita e in morte.
L’analisi di questi anni è facilitata dal fatto che si sono conservati i bilanci (dal 1906 al 1943).
Il 16/12/1900 muore Luigi Mosca che lascia un legato di L.1000.
Pochi anni dopo, nel 1909, alla sua morte, il cav. Giovanni Bosazza destina una annualità perpetua di L. 800 a favore della scuola (02/10/1910 - RD n. 395: autorizzazione accettazione legato cav. Giovanni Bosazza).
Nel 1921 viene organizzato un banco di beneficenza a favore della scuola che frutta L. 2382 che convertite in titoli portano a una rendita annua di L. 150.
Il 27/02/1921 Adele Mosca vedova di Bernardo Cucco dona L.1000 in memoria di suo fratello Giuseppe Mosca.
Tra il 1921 e il 1923 vengono elargite varie donazioni: Florindo e Giorgio Bosazza L. 149, Martina Mosca Tronzet moglie di Giorgio Mosca Ros elargisce L. 1000, Florindo Bosazza L. 285, la famiglia Mosca Violo in memoria di Italia Mosca Norza L. 21,30, i familiari di Italia Mosca Norza in sua memoria L. 500.
Quando il 14 ottobre 1927 viene deliberata l’adesione alla Federazione Enti Autartici per 1927-1931 il patrimonio dichiarato è di L. 20.400.
Nel 1932 Giacomo Mosca Violo lega in perpetuo L. 1000 a condizione che le “scuole siano mantenute non soppresse o conglobate e che abbiano sede e carattere stabile nella frazione”. Siccome lascia anche all'Oratorio L.600, la scuola smette di versare una annualità di L. 70 come aveva fatto fino a quel momento a favore del mantenimento di orologio e campana. Il lascito consente anche di aumentare lo stipendio alla maestra (passa infatti da 800 a 900 Lire).
È del 1937 il lascito più consistente: Angela Maria Adele Mosca di Gliondini, vedova di Bernardo Cucco lascia ben L. 10000 (in tutto lascia alla comunità valligiana L. 40.000).
L’ultimo documento riguardante l’esercizio scolastico è del 15 marzo 1947: i membri dimissionari del consiglio vengono sostituiti con altri e viene deliberato l’affitto dei locali della scuola non più utilizzati per quello scopo.
Nel 1978 la Regione Piemonte chiederà che i beni dell'Opera Pia Scuole elementari vengano trasferiti al Comune di Campiglia Cervo e nel 1994 l’IPAB si auto scioglierà.
Per concludere si possono aggiungere alcune riflessioni dall’analisi dei bilanci.
Quello che si evince è in primis la competenza degli amministratori in capo edile, e questo non stupisce. I lavori da farsi vengono spiegati con dettagli tecnici e precisione millimetrica. Un altro aspetto è l’oculatezza nella spesa. Vi è la costante ricerca di prezzi migliori anche per le varie forniture.
Altro aspetto che colpisce, specie guardando ora la borgata, è che la gestione/amministrazione della scuola fosse praticamente in toto, oggi diremmo, a chilometro zero. I fornitori erano locali: Giovanni Catella per i beni generici e la cancelleria spicciola, per la legna Anna Allara di Forgnengo la forniva spaccata della dimensione della bocca della stufa e posata sulla soglia. Per i lavori di ferramenta veniva chiamato Magnani Ghisò di Campiglia. Delle pulizie, compreso lo spurgo della fossa nera, si occupavano Mariannina Bosazza vedova Mosca, Linda Mosca e Anna Cornetto; nonostante questo fosse probabilmente il lavoro meno qualificato e più umile, anche queste donne sapevano leggere e scrivere, perché firmavano di loro pugno le ricevute. Insomma, per le forniture, non si scendeva nemmeno fino ad Andorno. Unica eccezione fu la realizzazione e posa della lapide in memoria del cav. Giovanni Bosazza per cui si andò fino a Torino investendo 160 lire e si incaricò della realizzazione il prof. Albino Bosco che già si era occupato del monumento funebre al cimitero di San Giovanni d’Andorno.
Lo stipendio medio della maestra era di L.900. La scuola era gratuita per i bambini della borgata, mentre per chi veniva da altri paesi vi era una minervale di L. 3. L’orario delle lezioni era 9-11,30/13-16. La maestra che insegnò per più anni (dal 1917 al 1924) fu Elisa Mosca Toba e Antonietta Bolco (dal 1935 al 1941). Le maestre forestiere si fermavano spesso soltanto un anno e poi lasciavano la cattedra. I loro nomi si ricordano nei mandati di pagamento. Edvige Ceria nel 1906 fu premiata per lodevole servizio, Ida De Bernardi era nota in valle perché era già stata a insegnare a Rosazza.
Gli amministratori non percepivano compenso ma solo un esiguo rimborso spese e precisamente L.20 tesoriere, L. 30 Segretario e L. 5 cursore. Battista Peraldo Dan fu il tesoriere che più a lungo nel Novecento tenne a posto i conti e relazionò al consiglio con dovizia di dettaglio.
Ultima osservazione. Adele Mosca vedova Cucco di Gliondini fu colei che lasciò la somma più ingente alla scuola di Valmosca. Mi chiedo quindi perché per lei una lapide non sia mai stata posata, come invece è accaduto per i benefattori uomini. Se la sua anima ancora vede questa vallata, spero con questo piccolo omaggio di averle reso il giusto merito.
ELENCO MAESTRI/E1868 DON PERALDO (cappellano)
1876 ROMANO
1876 MOSSOTTI TERESA
1877 BERSANO BORATTI ANGELA
1885/86 MERCANDELLI ANTONIETTA
1899 CHIESA CAROLINA
1903 CROSA EMMA
1906 CERIA EDVIGE (L. 25 per lodevole servizio)
1907 TABACCO ISABELLA
1908 GERBINO ANNA
1909 TABACCO ISABELLA
1910 COSTA ANNA (di Cuneo)
1910 DE BERNARDI IDA
1910 MORESCHI ANTONIETTA VEDOVA BOFFA
1911/1913 BERGERO EMMA CAROLINA
1913/1916 VANNI ELINDA
1917/1924 MOSCA TOBA ELISA
1925 CROCE MARIA TERESA
1925 RAMELLA ELISABETTA (supplente)
1927 ROSAZZA JOLANDA
1935/1941 BOLCO ANTONIETTA
1942 AVANDINO RENATA
1943 ROVEI CARLA
1943 FAVARIO FELICINA