Forma per formaggio in terracotta
Tipologia Oggetto
Data cronica
- 1900-1950
Tipologia
- contenitore
Numero d'inventario
- Numero
- CM0448
- Inventario
- Seminara 2015
- Numero
- E/18
- Inventario
- Valz Blin
Indicazioni sul soggetto
- Contenitore in cui si metteva il formaggio appena fatto per far scolare il siero attraverso i fori sul fondo e per dargli forma
Descrizione fisica
- Bassa conca di forma all'incirca troncopiramidale rovesciata, poggiante su tre piedini. Presenta piccole prese laterali ondulate e orlo leggermente estroflesso. La superficie interna è verniciata con decorazioni in manganese costituite da lunghe pennellate. Colature di vernice sono comunque presenti anche sulla parete esterna. Per lavorare l'argilla, l'artigiano utilizzava il tornio, aiutandosi con le mani a dare la forma voluta. Una volta realizzato, l'oggetto veniva fatto asciugare all'aperto e poi cotto nell'apposita fornace Si passava quindi alla verniciatura. Per verniciare o meglio "invetriare" veniva utilizzata una miscela di ossido di piombo, acqua e polvere di silice. Al termine della verniciatura si passava alla seconda e definitiva cottura. I fori erano prodotti con uno strumento cilindrico appuntito o conico ed erano praticati dall'interno verso l'esterno.
Stato di conservazione
- Stato
- buono
- Data rilevazione
- 2015
- Descrizione danni
- Oggetto integro, vernice leggermente screpolata
Condizione giuridica
- Proprietà della Casa Museo dell'Alta Valle del Cervo
Materia e tecnica
- Terracotta/foggiatura, tornitura, asciugatura, cottura, verniciatura, seconda cottura
Dimensioni
- Unità di misura
- cm
- Altezza
- 6,8
- Larghezza
- 27 (diametro)
Note
- Le stoviglie di Ronco erano presenti in tutte le case biellesi. Conosciute con il nome di "bielline" e diffuse in tutto il Piemonte, Lombardia e Liguria, questi oggetti furono sino agli anni Cinquanta del secolo scorso sinonimi del luogo dal quale provenivano. Il prodotto si affermò grazie al prezzo molto basso che sbaragliava la concorrenza degli altri centri di produzione piemontesi e lombardi. Questa manifattura tutta biellese aveva il proprio punto di forza nella collaudata ed essenziale professionalità degli addetti e nella efficienza di un modello gestionale celebratissimo. Le fornaci erano un po' ovunque nel paese: alcune erano fabbriche, altre semplicemente botteghe gestite dalle famiglie stesse. Alla fine dell'800 la produzione aveva raggiunto uno dei più alti livelli di sviluppo con 35 laboratori operanti; tale produzione si conciliava con l'attività agricola, sfruttando i tempi morti dei cicli stagionali. Una delle ragioni della fama delle stoviglie ronchesi era dovuta alla qualità dell'argilla che le rendeva resistenti al fuoco e non comunicava alle vivande alcun cattivo odore (attualmente la terra usata dall'artigiana non proviene da cave biellesi, ma ha le stesse caratteristiche). Con la terracotta si realizzava di tutto: dai giochi alle tubature, ma Ronco è ricordato anche per i suoi celebri fischietti, i #subiét#.