Calendario per gli emigranti: 1912 - Anno II
- Note
- Luogo di edizione
- 1912
Tipologia
- Monografia
Numero d'inventario
- Numero
- CM0360
Motivazione titolo
- Titolo stampato sul frontespizio
Indicazioni sul soggetto
- Calendario degli emigranti compilato dall'Ufficio Emigrazione della Società Umanitaria di Milano. IL calendario è suddiviso in aree geografiche, ciascuna contenente una serie di indicazioni storiche, geografiche, politiche ma anche di utilità pratica per i lavoratori italiani costretti ad emigrare in altri paesi, quali numeri ed indirizzi di riferimento, organizzazioni operaie e informazioni di tipo sindacale.
Consistenza rilevata
- Quantità
- 1
Descrizione fisica
- Libretto stampato, pubblicato dalla Società Umanitaria di Milano, con sovracopertina di stoffa leggera e di colore scuro su cui è impresso il titolo. Il libretto contiene una serie di notizie utili e dei fogli a quadri in bianco per scrivere. Nello specifico contiene un'annotazione manoscritta del 29 aprile 1916.
Stato di conservazione
- Stato
- discreto
- Data rilevazione
- 2015
- Descrizione danni
- Copertina logora con titolo sbiadito; angoli delle pagine piegati
Condizione giuridica
- Proprietà della Casa Museo dell'Alta Valle del Cervo
Materia e tecnica
- stampa/ carta
Dimensioni
- Unità di misura
- cm
- Altezza
- 15,5
- Larghezza
- 10,5
Note
La prima grande ondata migratoria dell’Italia contemporanea ebbe luogo tra il 1880 e il 1930. In questo arco di tempo il nostro Paese fu tra i maggiori esportatori di manodopera con oltre 17 milioni di italiani migranti. La legge sull’emigrazione varata dal Governo Saracco nel 1901 fu la prima normativa organica nel settore e istituì il Regio Commissario dell’Emigrazione che concentrò la sua azione sul flusso transoceanico, ma della stessa portata era l’esodo di emigranti che si recavano in Europa, per svolgere lavori stagionali: Svizzera, Austria, Francia, Germania, Inghilterra e Paesi Bassi erano le mete predilette; lavoratori edili, minatori e braccianti agricoli le professioni richieste. Fu proprio per tutelare questi emigranti che nel 1903, d’intesa con ben 50 Segretariati laici territoriali dell’Emigrazione e le organizzazioni operaie, l’Umanitaria istituì un Consorzio per la tutela dell’emigrazione temporanea.
Accanto alle istituzione religiose (Opera Bononelli e Scalabriniani), entrava così in gioco anche una istituzione laica, riformista e apolitica, in grado di porsi come interlocutore indipendente rispetto ai tanti problemi che attanagliavano la vita dei nostri connazionali. In breve tempo il Consorzio mise in piedi una complessa macchina organizzativa con diramazioni in tutta Italia e all’estero, con sedi a Bellinzona, Berna, Londra, Marsiglia, Modane, Nancy, Parigi, Winterthur. L’opera di assistenza si estrinsecava in una moltitudine di attività: si raccoglievano informazioni sui mercati di lavoro europei – per far sì che gli emigranti non partissero alla cieca, o venissero sfruttati da di ignobili speculatori –, si stipulavano contratti con aziende, si tutelavano legalmente i lavoratori in caso d’infortunio.
Contestualmente, l’Umanitaria intervenne anche nel settore della formazione degli emigranti, sussidiando scuole italiane all’estero e creando in patria Scuole per Emigranti, impartendo insegnamenti di lingua straniera e di legislazione sociale, per rendere consapevole il lavoratore dei diritti, ma anche dei doveri da rispettare nel paese ospitante, lavorando a fondo per ridurre l’odioso fenomeno del crumiraggio, di cui spesso i nostri connazionali si macchiavano. Nel 1907 venne inoltre inaugurata a Milano la Casa degli Emigranti, strategicamente situata alle spalle della vecchia Stazione Centrale. Si stima che gli assistiti siano stati in media 50.000 ogni anno, con un picco di oltre 90.000 nel 1911. Fu un servizio che si propagò a macchia d’olio, presto emulato a Piacenza, Bergamo, Ventimiglia e Marsiglia.
Il suo funzionamento durante la Grande Guerra si moltiplicò a dismisura, per l’immensa moltitudine di italiani che ripararono in patria. Fiumane di sfollati, scappando dalle zone di guerra, si riversarono a Milano e i servizi d’assistenza agli emigranti si tramutarono in soccorso ai profughi e agli orfani di guerra.
Con la fine del conflitto l’Ente poté ripristinare i suoi ormai consolidati servizi in favore degli emigranti in Europa, che tra le due guerre crebbero vigorosamente, ma con il sopraggiungere del fascismo, anche la Casa degli Emigranti, dopo vent’anni di attività, fu definitivamente chiusa. Solo all’indomani della Liberazione, l’Ente tornò a impegnarsi nel campo dell’emigrazione. Nel 1947 nasce il Bollettino quindicinale dell’emigrazione, una pubblicazione che, tra informazioni, offerte di lavoro, notizie legislative, resoconti e inchieste, si affermò come uno strumento indispensabile, sia per gli emigranti, che per gli addetti ai lavori del settore. Nel 1970 il Bollettino cessò la pubblicazione. Del resto lo scenario sociale era radicalmente mutato: l’Italia si apprestava a diventare paese d’immigrazione.
Link esterni
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