Il recupero dell’Archivio Storico del Santuario di San Giovanni d’Andorno

Tipologia Documento
Data cronica
dicembre 2011
La fattura dell'indoratore Ozino per lavori svolti per conto del santuario, giugno 1901
La fattura dell'indoratore Ozino per lavori svolti per conto del santuario, giugno 1901

Contenuto

di Danilo Craveia
La Voce di San Giovanni, Bollettino di San Giovanni, dicembre 2011

 

Dopo più di due anni di lavoro si avvia alla conclusione il riordino dell’Archivio Storico del Santuario di San Giovanni d’Andorno. Alla fine del cantiere i documenti, circa trenta metri lineari per circa milletrecento tra fascicoli e registri, saranno consultabili grazie a un accurato inventario cartaceo e tramite un programma informatico specifico per le ricerche. Lo stesso inventario potrà essere “caricato” su Internet per aumentare le possibilità di interesse e di fruizione da lontano. La piccola mostra dell’autunno scorso è stata l’occasione per effettuare una “esplorazione”  tra le antiche carte che dal XVII secolo raccontano (con qualche lacuna) una lunga storia di fede e di uomini. I documenti conservati nell’archivio coprono un arco cronologico di circa trecento anni, dall’inizio del Seicento alla metà del Novecento, e si riferiscono a questioni molto diverse tra di loro allo scopo di restituire alla Bürsch una parte importante del suo lontano passato. Una realtà come quella di San Giovanni si è dimostrata un insieme complesso di tanti elementi diversi che i documenti proposti nell’allestimento di ottobre hanno in qualche modo abbozzato. Già il documento più antico, un atto di causa civile per ottenere la restituzione di una certa somma di denaro nel 1627, testimonia che un santuario di montagna era anche gestione delle risorse economiche e che, spesso, le vie su cui si muovevano crediti e debiti erano “infinite” già allora. Basta leggere le “Scritture riguardanti il censo del capitale di 1.200 ducatoni d'argento costituito e venduto dalla Comunità di Andorno a favore di Ottavio Berzetti signore di Buronzo nel 1617 poi acquisito, in parte, dal Santuario di San Giovanni Battista nel 1686. E anche di altre risorse era necessario occuparsi e, possibilmente, trarne profitto. Per esempio il legname dei boschi di proprietà dell’ospizio, nel Settecento quanto nell’Ottocento. Poi c’era la scuola e gli stabili da mantenere e da ampliare, la chiesa da abbellire e da ingrandire anche solo in termini progettuali (il nuovo coro nel 1743, la cappella per la Statua nel 1829 e la cappella della Beata Vergine della Concezione nel 1910). I profughi triestini della Grande Guerra da ospitare, i pellegrini incivili da “educare”, il vino da comprare per il desco di ogni giorno. E poi i grandi eventi (la strada per Oropa da sistemare nel 1924, la lapide per Edmondo De Amicis da scoprire nel 1925, il rettore don Miniggio da festeggiare nel 1946) e i piccoli miracoli come quello delle coliche di una valligiana scomparse per grazia del Santo nel 1684. Insomma, un vero e proprio racconto fatto di testimoni differenti ma armonici che costituisce una anteprima generale in attesa di approfondire uno a uno aspetti il più delle volte inediti o poco conosciuti anche agli stessi valìt che da sempre dimostrano la loro devozione a San Gioan d’Andorn. Nell’attività di riordino e di descrizione dei materiali si è cercato di enfatizzare i nomi di persona, di luoghi e di enti in modo da facilitare chi si accosterà alla ricerca archivistica per ritrovare le proprie radici. Le carte riordinate dovranno essere considerate, inoltre, sia come una “fonte attrattiva” per altra documentazione (magari anche privata) relativa alla storia dell’Alta Valle del Cervo che potrebbe trovare a San Giovanni una degna collocazione sia come la “materia prima” per sviluppare diversi percorsi di ricerca e di promozione già in fase di studio con l’Amministrazione di San Giovanni.

Persona

Fondo

frazione