Andorno Valley, quando gli inglesi scoprirono la Bürsch (prima parte)

I Murray's Handbooks for Travellers erano in concorrenza con le guide Baedeker, i primi londinesi, le altre di Coblenza (poi Lipsia). Le due pubblicazioni erano “coscritte”: entrambe uscirono a partire dal 1836, eppure quella tedesca diventò più famosa, anzi la guida turistica per antonomasia, ma era a quella inglese che l’editore Karl Baedeker si era ispirato. La Valle Cervo nelle guide Baedeker c’è poco o nulla, e comunque più tardi rispetto ai Murray's Handbooks. La prima guida “turistica” o, meglio, escursionistica a citare Andorno e la sua valle pare essere quella dell’irlandese John Ball del 1863. Il curatore de A guide to the Western Alps fu un pezzo grosso dell’alpinismo inglese delle origini. Primo presidente della versione britannica del CAI, fondata nel 1857, John Ball (1818-1889) aveva sposato un’italiana, veneta di Vicenza, Elisa Paolini, e dopo aver esaurito la sua carriera di politico ai tempi di Palmerston, la montagna e i viaggi erano diventati la sua vita. Rimasto vedovo molto presto, John Ball si dedicò alla scoperta dei luoghi più interessanti dell’Europa continentale e non solo. Non è noto un suo soggiorno nel Biellese, ma è significativa quella sua precoce segnalazione del nostro territorio.

Oltre al foglio sud-ovest della mappa del CAI, la guida Murray indicava come necessaria per il viaggiatore saggio quella pubblicazione che, con tutta probabilità, doveva essere l’opera di Antonio Coiz Guida storico-artistico-industriale di Biella e Circondario edita nel 1870 (e ristampata nel 1873). Questa prima citazione offre uno sguardo interessante su come e quanto il Biellese fosse noto in Europa e nel mondo. L’industrializzazione laniera, l’esordio dell’idroterapia e l’amore degli inglesi per le Alpi avevano stimolato la curiosità dei britannici anche per questa nostra zona. Una curiosità che esisteva già prima che Mister Murray decidesse di includere l’area biellese in una delle sue prestigiose guide. Ne A guide to the Western Alps curata dall’alpinista John Ball ed edita a Londra nel 1863 si trova una maggiore accuratezza. D’altro canto, il turismo alpinistico era in pieno sviluppo Oltremanica e servivano strumenti di conoscenza dei territori da esplorare che fossero il più possibile funzionali all’organizzazione delle escursioni montane. Ball suggeriva l’albergo della Corona Grossa, in caso di sosta a Biella (Murray, nella citata guida del 1879, preferiva la Testa Grigia) e indicava alcune delle vie più suggestive per risalire e valicare le alpi biellesi. Quella di Oropa per Fontainemore che “at certain times it is overcrowded with pilgrims” (affollata di pellegrini), ma anche quella di Issime che attraversava la Bürsch. “The highest village in the Val Andorno is Piè di Cavallo, connected with Issime, in the Val de Lys, by the Col de Torion”. Murray deve aver letto con attenzione la descrizione di Ball perché fu quest’ultimo a evidenziare la qualità di una ascensione al Bo. “At the head of the Val Andorno is the Cima di Bò, and at either side of the summit lies a path leading to the Val Sesia”. La Valsessera e Scopello erano a portata di gambe (buone).

Andorno era uno snodo importante anche sul percorso verso il Lago d’Orta perché nel 1863 non c’era ancora la strada “diretta” (Biella, Pettinengo, Valle Mosso, Trivero) e occorreva passare da Andorno per arrivare a Mosso e da lì nel Biellese Orientale, nel Sesiano e, infine, nel Cusio. Dopo Ball furono le donne inglesi a procedere nella esplorazione turistica del Biellese a favore dei compatrioti. Nel 1887 l’editore e tipografo Giuseppe Amosso di Biella propose Andorno di Elizabeth Lynn Linton (1822-1898). Frutto della sua esperienza idroterapica presso il Grand Hotel Sella di Andorno Micca, la scrittrice londinese si dedicò alla zona con l’acutezza delle sue inchieste e lo stile dei suoi romanzi, corredando il libercolo “with photographs and a map of the neighbourhood”. Dopo una lunga premessa sulla storia del Biellese in generale, l’autrice concentrò la sua History in little su Andorno e sulla sua vallata, infoschendo qualche tinta, ma riuscendo in quel modo a catturare l’attenzione dei suoi lettori. Quella di Andorno diventò una storia vagamente romanzata, ma gradevole, tutta rivolta ai violenti trascorsi del tardo medioevo e dell’epoca barocca, Pietro Micca included. Per completezza d’informazione va detto che lo scritto della Lynn Linton, che attingeva a piene mani dalla storiografia andornese disponibile allora, dalle pagine di Alberto La Marmora sul Marchese Parella a quelle di Giuseppe Maffei sul Biellese antico, da Mullatera a Pozzo, era già uscito nel 1884 su “The Gentleman’s Magazine” a Londra e anche sul “Living age” della Littell a Boston. Di sicuro la diffusione locale in lingua inglese aveva permesso a qualche lettore biellese di aggiustare il tiro su lessico e pronuncia, mentre la pubblicazione sul periodico londinese e su quello statunitense aveva suscitato l’intenzione di qualcuno di quei gentleman di partire alla volta della Valle Cervo. Quando, nel 1905, Edith Warthon pubblicò il suo Italian backgrounds (la Valle Cervo e, soprattutto, San Giovanni d’Andorno sono raccontati con delicatezza e sensibilità: quelle pagine si trovano nella raccolta Terra biellese. Biella e il Biellese visti dagli altri e da qualcuno di noi, edito da Ieri e Oggi nel 1995), la strada per il Biellese era ormai più che conosciuta a tanti inglesi o anglofoni. Tutti cercavano la montagna nostrana e, più ancora, il pittoresco alternativo e non così stereotipato che le vallate biellesi avevano e hanno da offrire. E quella ricerca estetica, oltre che alpinistico-escursionistica, non si esaurì nel primo Novecento. Nel 1928 Ellinor Lucy Broadbent (Warrington nel Cheshire, 1873-1954), studiosa di arte antica e moderna (prima a Oxford poi a Liverpool, ma anche a Manchester) e innamorata dell’Italia, diede alle stampe Alpine Valleys of Italy: from San Remo to Lake Orta. Nel suo “giro” delle Alpi Occidentali non poteva mancare il Biellese e, nello specifico, la Valle d’Andorno. Con la sorella Margaret al seguito piuttosto a suo agio con la macchina fotografica, Ellinor Lucy Broadbent giunse a Biella da Ivrea recitando i celebri versi carducciani. Vide la città e Oropa. Poi “our destination on leaving Biella was Piedicavallo”. Lunedì prossimo la Lynn Linton ci dirà di Rosazza e dintorni, la Broadbent di una gita in autobus e si aggiungerà qualche altra voce, ovviamente inglese.